Roma, tangenti sui rom in Comune: ecco la rete di politici e dirigenti coinvolti

Venerdì 1 Luglio 2016 di Michela Allegri
Roma, tangenti sui rom in Comune: ecco la rete di politici e dirigenti coinvolti

Legami stretti ai piani alti del Campidoglio, per formare una «squadra vincente», in grado di pilotare appalti pubblici e far figurare come eseguiti lavori mai realizzati. Un team dell'illecito sostenuto da Francesco D'Ausilio, all'epoca capogruppo Pd al Consiglio Comunale. Il politico «operava personalmente o tramite il suo capo staff Calogero Salvatore Nucera». È scritto nell'informativa dei carabinieri della compagnia Roma Eur, nell'ambito dell'inchiesta dei pm Luca Tescaroli, Carlo Lasperanza e Edoardo De Santis, su un giro di mazzette al dipartimento Politiche sociali del Campidoglio. Entrambi i politici risultano indagati, e non sono i soli. Nel documento si legge infatti che dal 2013 esisteva «nell'ufficio Rom, Sinti e Caminanti, un comitato di malaffare costituito da funzionari, imprenditori e rappresentanti di cooperative sociali, operanti nella gestione delle risorse destinate al sostentamento della popolazione Rom».
 


I BENEFICIARI
Gli investigatori parlano di «sodalizi criminali», capeggiati dalla dirigente Emanuela Salvatori e dall'imprenditore beneficiario Roberto Chierici, che in un anno avrebbe ottenuto appalti irregolari per più di due milioni. A sostenere Chierici, non ci sarebbero solo D'Ausilio e Nucera, ma anche Enzo Foschi, capo segreteria di Ignazio Marino, pure lui iscritto nell'elenco in cui figurano 78 indagati. «Embè, Foschi è Foschi», dice l'imprenditore intercettato alla Salvatori. I due hanno da poco chiesto il suo intervento per sbloccare lavori nei campi di Castel Romano e Cesare Lombroso. Dagli atti sembra emergere che D'Ausilio fosse il punto di riferimento politico del sodalizio. «E' lui il Comune di Roma», dice Chierici a un'amica il 14 febbraio 2014. Il capogruppo viene contattato sistematicamente per risolvere problemi. Come quando alla Ragioneria del Comune arriva Maria Letizia Santarelli, che si accorge degli illeciti e blocca i pagamenti destinati all'imprenditore. L'asse D'Ausilio-Nucera intercede con Isabella Cozza, direttore del Dipartimento Politiche Sociali, «a loro assoggettata politicamente». I due riescono a ottenere lo sblocco dei fondi. Arrivano addirittura a paventare la rimozione dall'incarico della dirigente troppo onesta. I carabinieri sostengono che i politici «ricevono sistematicamente utilità come contropartita». La Salvatori si rivolge a D'Ausilio in continuazione. Lo contatta «per evitare che sia approvato dall'Amministrazione il progetto che intende regolamentare la gestione dei campi nomadi, eliminando l'uso agli interventi di emergenza», cioè l'affidamento diretto, utilizzato per favorire l'imprenditore amico. Il politico si attiva anche per far rimuovere dall'ufficio della funzionaria un impiegato scomodo, Francesco Gagliardi, da lei definito «pericoloso, potrebbe rilevare gli atti e farci arrestare».
 
LA FUNZIONARIA
Per gli inquirenti, «il determinante contributo di D'Ausilio e Nucera era finalizzato a trarre un interesse personale che può essere solo economico». Altro elemento fondamentale del team è la Cozza. Eloquente è una conversazione tra Nucera e Chierici. Il primo offre la disponibilità sua e di D'Ausilio a intercedere con la donna: «La Cozza é una che conosciamo bene» Ce l'abbiamo messa noi». Un altro politico che sembra vicino a Chierici è Oscar Tortosa, all'epoca consigliere regionale in quota Psi. Non è indagato, ma sarebbe stato lui a mettere in contatto Chierici e D'Ausilio. L'imprenditore riceve telefonate anche da Giordano Tredicine, consigliere Pdl, pure lui estraneo all'inchiesta, ma già coinvolto in Mafia Capitale.
 
Ultimo aggiornamento: 10:44