Regeni, è scontro con l'Egitto. Il Cairo: «Non avrete mai i tabulati»

Sabato 9 Aprile 2016
Giulio Regeni
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Si acuisce lo scontro con l'Egitto sul caso Regeni. In un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, il capo della diplomazia egiziana Sameh Shoukry ha espresso «la propria irritazione per l'orientamento politico che l'Italia comincia a prendere trattando il dossier» del ricercatore ucciso: lo riferisce una nota diffusa al Cairo dal ministero degli Esteri egiziano.

L'irritazione viene espressa nel momento in cui «si suppone» che l'Italia «dia occasione ai team di inquirenti di proseguire il loro lavoro tecnico lontano dalle pressioni e conservi lo spirito positivo e la cooperazione richiesta per garantire un raggiungimento dei risultati attesi con un rispetto totale delle leggi sulla protezione delle libertà personali in Egitto».

Questa «è una parte autentica dei diritti dell'uomo in Egitto», si aggiunge nella nota, la quale si apre riferendo che Shoukry «ha avuto sabato sera una conversazione telefonica con il suo omologo italiano» Gentiloni.

La Procura di Roma la prossima settimana inoltrerà una nuova rogatoria internazionale nella quale saranno riformulate alle autorità egiziane le richieste di acquisizione dei tabulati telefonici di una decina di persone e dei video delle zone frequentate da Giulio Regeni. Lo si apprende da ambienti della Procura di Roma che, malgrado il fallimento del summit di ieri, non lascerà nulla di intentato per far luce sull'omicidio. Ma dal Cairo ribadiscono che l'Egitto non consegnerà i tabulati perché «sarebbe contro la Costituzione e le leggi vigenti egiziane». Le parole sono del procuratore generale aggiunto egiziano Mostafa Soliman che ha parlato in una conferenza stampa al Cairo dopo la missione a Roma dei giorni scorsi.

Soliman si è spinto a dire che «il 98 per cento delle richieste italiane sono state soddisfatte, ad eccezione di quelle sulle chiamate telefoniche che sono contro la costituzione e la legge egiziane». Non solo: «Abbiamo deciso di proseguire la cooperazione giudiziaria» con l'Italia, ha aggiunto, sottolineando che «nei due giorni di riunione non c'è stata una grande divergenza, o divergenze radicali o importanti».

Dura la reazione degli investigatori italiani: le autorità egiziane non avrebbero affatto consegnato la quasi totalità della documentazione richiesta dalla magistratura italiana e dagli investigatori sul caso Regeni. Una buona parte sì - precisano fonti investigative - ma non certamente il 98% dei documenti richiesti. E ancora: «L'analisi del traffico telefonico, anche quello delle celle, è uno strumento investigativo ampiamente utilizzato in tutti i Paesi democratici, anche quelli la cui legislazione è più attenta al rispetto della privacy». Le fonti investigative rilevano che la richiesta delle celle era stata avanzata l'8 febbraio scorso e mai le autorità del Cairo avevano sollevato «un problema normativo costituzionale legato alla privacy».


Nella rogatoria dei pm italiani verranno formulate, anche tramite l'Interpol, per quanto concerne gli investigatori, le richieste sugli sviluppi delle indagini successive al 14 marzo scorso, giorno del vertice al Cairo tra il Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, il sostituto Sergio Colaiocco e i magistrati egiziani. Tra le richieste anche le modalità attraverso le quali gli effetti personali di Regeni (passaporto, carta di credito e tesserini universitari) siano finiti nella disponibilità di una presunta banda criminale. Per gli inquirenti italiani la pista legata ad un presunto ruolo di una banda criminale nella morte di Regeni continua ad essere considerata inattendibile.

Il richiamo per consultazioni a Roma dell'ambasciatore italiano in Egitto è la «misura immediata», la prima, a seguito del mancato cambio di marcia sulle indagini per chiarire la tragica morte di Giulio Regeni e, sugli altri passi, «ci lavoreremo nei prossimi giorni». Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, a Tokyo per partecipare al G7 degli Esteri di Hiroshima di domani e lunedì, rimanda a quanto detto di recente in parlamento e fa capire che ci saranno altri passi sulla vicenda. «Ricordo sempre gli aggettivi che ho usato e cioè che adotteremo misure immediate e proporzionali: questo ci siamo impegnati a fare e questo faremo».

«Noi semplicemente avevamo detto in parlamento che ci aspettavamo un cambio di marcia da questo incontro di ieri e l'altro ieri tra i team investigativi: abbiamo detto - osserva Gentiloni - che se questo cambio di marcia non ci fosse stato avremmo preso alcune misure immediate e la prima misura che abbiamo preso l'abbiamo presa immediatamente, cioè il richiamo per consultazioni del nostro ambasciatore». Il ministro, che presso l'ambasciata d'Italia ha partecipato alla presentazione della mostra sui Gioielli dei Medici, pone l'accento sull'importanza delle mosse prese e da prendere.

«Se un governo su un tema che riguarda la dignità nazionale e non solo le sorti tragiche di un nostro concittadino prende un impegno in Parlamento credo sia molto importante che poi venga mantenuto ed è proprio quello che è avvenuto ieri». Quanto ai prossimi passaggi, esaurita la fase delle consultazioni, «ci lavoreremo nei prossimi giorni: ricordo sempre gli aggettivi che ho usato in parlamento e cioè che adotteremo misure immediate e proporzionali. Questo ci siamo impegnati a fare e questo faremo». Alla domanda se la vicenda possa essere discussa con il segretario di Stato John Kerry, nell'ambito del bilaterale in programma, Gentiloni spiega che «gli americani in generale sono sensibili alle questioni dei diritti umani in diversi Paesi e certamente anche in questo genere di questioni. Poi non credo ci sarà un dibattito specifico su questo argomento, ma non ho dubbi che gli Usa siano sensibili all'argomento».

«Siamo molto tristi perché l'Egitto ci obbliga a un passo che non volevamo fare. Il richiamo dell'ambasciatore difende la dignità di una nazione e da parte del Governo era doveroso», ha detto Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, nel corso di un'intervista all'emittente all news in lingua araba, Al Jazeera. Intanto il ministero degli Esteri egiziano ha ricevuto la notifica ufficiale del richiamo dell'ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, avvenuto ieri a seguito del sostanziale fallimento del vertice tra le autorità giudiziarie italiane e quelle egiziane sul caso del ricercatore Giulio Regeni. Lo ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abu Zeid, ad alcuni media locali.

Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 09:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA