Sanzionata la Mare Jonio «Ha causato un pericolo». Luca Casarini​: «Rappresaglia»

Domenica 7 Aprile 2024 di Angela Pederiva
Luca Casarini

VENEZIA - Una multa fino a 10.000 euro e il fermo amministrativo per 20 giorni. È la sanzione comminata venerdì sera, e resa nota ieri mattina, al rimorchiatore Mare Jonio nelle persone del comandante catanese Giovanni Buscema e dell'armatore veneziano Beppe Caccia: gli attivisti di Mediterranea Saving Humans sono accusati di aver violato il decreto Piantedosi durante il recupero di 56 migranti avvenuto giovedì, in quanto "le modalità dell'operazione di ricerca e soccorso svolte dalla nave si legge nel verbale hanno concorso a creare situazione di pericolo". Una contestazione inaccettabile per l'organizzazione non governativa, che attraverso il leader padovano Luca Casarini ha contro-denunciato di aver subìto gli spari della motovedetta libica e ha lanciato un messaggio alla premier Giorgia Meloni: «Non ci fai paura. È una rappresaglia nei confronti di chi ha fatto il proprio dovere.

Ma noi continueremo a pensare che è giusto salvare vite e non ci fermiamo qui».


IL RACCONTO
Stando al racconto di Mediterranea, alle 16.26 del 4 aprile è stata comunicata al Centro italiano di coordinamento del soccorso marittimo la presenza di un'imbarcazione, con una cinquantina di persone a bordo, alla deriva in acque internazionali, 90 miglia a sud di Malta e 95 miglia a nord della Libia. La distribuzione dei giubbotti di salvataggio è cominciata nove minuti più tardi, quando però è sopraggiunta «a forte velocità» la motovedetta Fezzan donata dal governo italiano alle milizie libiche nel 2018, che vedeva «già imbarcate in coperta alcune decine di persone». È seguito uno scambio via radio, in cui le parti si sono reciprocamente (e inutilmente) invitate ad allontanarsi. I volontari hanno riferito che i libici «brandivano fucili mitragliatori e iniziavano ad esplodere colpi a raffica in aria, provocando il panico», dopodiché «percuotevano con fruste e bastoni le persone a bordo», tanto che «alcune si gettavano in acqua e altre erano spinte fuori», così come i naufraghi dal barchino «si lanciavano in acqua». Nel filmato diffuso dall'ong, si vede uno dei migranti soccorsi sul tender alzare le braccia per farsi notare da quelli sul Fezzan e si sente un attivista chiedergli di stare «zitto», probabilmente per non esacerbare la tensione mentre qualcuno grida ripetutamente in inglese: «Non sparate, è un intervento di salvataggio».

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IL PROVVEDIMENTO
Invece si è trattato di "una condotta illecita", secondo il provvedimento emanato dalla Squadra mobile della Questura di Ragusa, dalla Sezione operativa navale della Guardia di finanza di Pozzallo e dalla Capitaneria di porto che fa capo al ministero delle Infrastrutture, poiché "come comunicato dal Centro di coordinamento libico competente per il soccorso marittimo, nella cui area di responsabilità si è svolto l'evento, le operazioni di soccorso non sono state effettuate nel rispetto delle indicazioni della predetta Autorità". Questa è la ricostruzione delle forze dell'ordine: "Un gommone della nave Ong si è avvicinato alla motovedetta libica che aveva a bordo persone in precedenza soccorse ed ha incitato i migranti a lanciarsi in mare per interrompere le operazioni del Fezzan. Effettivamente, diversi di essi si sono gettati in acqua e sono stati poi soccorsi (nuovamente) in parte dalla motovedetta libica e in parte dal predetto gommone Ong che li ha poi trasbordati sulla nave Mare Jonio. Tali disordini hanno ingenerato confusione ed anche i migranti della barca (...) si sono gettati in mare. Durante queste fasi, la motovedetta Fezzan ha chiesto invano e ripetutamente alla nave e al suo tender di allontanarsi, ma gli stessi permanevano in area nonostante vi fosse in mare, per agevolare le operazioni di soccorso, anche il gommone del pattugliatore libico. Con tale condotta (...) il comando di bordo nave Mare Jonio ha creato pericolo per la vita umana". Nel firmare l'atto, il comandante Buscema e l'armatore Caccia hanno aggiunto a penna due dichiarazioni. La prima: "È una vergogna che il Governo del mio Paese finanzi e sostenga questi criminali". La seconda: "La ricostruzione delle sedicenti autorità libiche è completamente falsa. Lo dimostreremo nelle sedi competenti".


LE REAZIONI
Ha tuonato il capo-missione trevigiano Danny Castiglione: «Da una parte c'è chi porge dei salvagenti, dall'altra ci sono fruste e mitra. E siamo noi quelli che mettono in pericolo la vita?». Ha concordato il medico di bordo Vanessa Guidi: «Ho riscontrato tante ustioni da carburante, diverse persone riportavano segni di contusione per la violenza subita dai libici». Interrogazioni sono state annunciate dal senatore Antonio Nicita (Pd) e dal deputato Nicola Fratoianni (Avs). «Purtroppo il decreto Piantedosi continua a produrre effetti disumani e assolutamente inaccettabili», ha commentato Roberto Ammatuna, sindaco dem di Pozzallo.

Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 09:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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