Casarini, Caccia e i piani per conquistare i vescovi alla causa "Mediterranea"

Sabato 2 Dicembre 2023 di N. Mun.
Mediterranea, Beppe caccia e Luca Casarin

VENEZIA - Una scalata di palazzo che avrebbe portato i vertici di Mediterranea fin dentro al Vaticano. È il retroscena che emergerebbe dalle carte dell'inchiesta della procura di Ragusa su 27 migranti raccolti dalla Mare Jonio il 10 settembre 2020 e sbarcati a Pozzallo. Affreschi di una realtà nella quale Luca Casarini - padovano ed ex portavoce dei centri sociali - e l'ex consigliere e già assessore comunale di Venezia Giuseppe "Beppe" Caccia, avrebbero lavorato per arrivare dentro casa Santa Marta, scelta da papa Francesco come residenza, e così vicino al Pontefice da far sì che lo stesso Casarini venga definito - in una chat che spunta dai faldoni della procura - come «ghost writer» di un'omelia pronunciata da Bergoglio. Sempre al Papa, secondo un altro sacerdote, il cappellano della Mare Jonio, don Mattia Ferrari, «sembra che Casarini suggerisca le nomine dei cardinali».
E, secondo un'inchiesta giornalistica del quotidiano La Verità (che ha letto le carte), se da una parte si tentava di ottenere la copertura e il sostegno economico, ma anche morale della chiesa, dall'altra si denigrava il fatto che l'altra sponda del Tevere non volesse farsi vedere con i volontari di Mediterranea. «Gli amici vescovi bergogliani sono un po' dei cogl... a decidere di non gestirsi pubblicamente alla grande il rapporto con noi?», diceva Casarini.
«Invenzioni - replicano da Mediterranea - Lunedì depositeremo una querela».

LA SCALATA
Tutto nasce nelle città nelle quali Mediterranea ha sede, cioè Bologna e Palermo. È lì che gli arcivescovi dei due centri, Matteo Zuppi - attuale presidente della Conferenza Episcopale Italiana - e Corrado Lorefice iniziano a tessere rapporti con i vertici della Ong. Nella ricostruzione che ne fa La Verità, sarebbe soprattutto Zuppi (oggi cardinale) a interagire con i centri sociali e costruire legami con tante persone che sono attiviste in Mediterranea.
L'accelerata decisiva viene data dall'incontro tra Casarini, capomissione di Mediterranea, e l'arcivescovo Lorefice, alla guida della diocesi di Palermo.

Nasce un sentimento di fede cristiana e Mediterranea chiede di avere un cappellano: don Mattia Ferrari.

IL VATICANO I SOLDI
«È partito tutto con Lorefice e Casarini e sette mesi dopo siamo dal Papa»: sono le parole di don Ferrari, cappellano di bordo della Mare Jonio. Lo stesso sacerdote parlava con i volontari di Mediterranea dicendo che Zuppi sarebbe stato «il prossimo presidente della Cei». Nell'ottica dei ragazzi della Ong sarebbe quindi Zuppi a fare da apripista per il Vaticano. Tra gli argomenti anche l'Elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, che, a detta del gruppo, «sarebbe la Karola Rackete del Vaticano» capace di mosse improvvise. Fatto sta che, dalla lettura offerta, Casarini e soci, puntando a farsi vedere vicini al Papa, puntavano anche ad una sponsorizzazione dello Stato Vaticano. Ed è di una lettera del Papa in cui Bergoglio, su Avvenire, ringraziava «Luca» per il lavoro fatto che Casarini si vanta per continuare la sua ascesa. Ma il leader no global non si accontenta: »Devo farmene fare un'altra, ma stavolta mi deve chiamare "figlio prediletto"» . E don Mattia: «Zuppi mi ha garantito che a Bari ci farà incontrare il Papa»

LA DIFESA

«Un'operazione volgare e vergognosa, con uso diffamatorio e offensivo di menzogne - la definisce una nota di Mediterranea - Ma è importante capire come funziona questo dispositivo, ben oliato, di attacco a chi sostiene il soccorso civile, in questo caso alla Chiesa di Papa Francesco. Si tratta di un processo a mezzo stampa. La tecnica è sempre la stessa: sono state prese frasi estrapolate da intercettazioni e sono state rimontate ad arte. Chi è attaccato da quanto scritto, come Papa Francesco, ha la solidarietà e la fraternità nostra».
 

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