Ca' Roman, la vittoria degli ambientalisti: il Consiglio di Stato boccia il progetto del villaggio nell'ex colonia

Venerdì 29 Marzo 2024 di Gianluca Amadori
Ca' Roman, la vittoria degli ambientalisti: il Consiglio di Stato boccia il progetto del villaggio nell'ex colonia

PELLESTRINA - È stata messa la parola fine al progetto di riqualificazione di Ca' Roman approvato dalla Giunta comunale nel 2013 e poi rinnovato nel 2014 dal Commissario straordinario, fin dall'inizio osteggiato dagli ambientalisti, che prevedeva la realizzazione di sette edifici a destinazione residenziale su una superficie complessiva di oltre 29mila metri quadrati e una volumetria massima di quasi 25mila metri cubi.
A bocciare definitivamente il piano di recupero dell'ex colonia è stato il Consiglio di Stato, in due sentenze con cui vengono rigettati i ricorsi presentati nel 2018 dalla società Ca' Roman srl e dal Comune di Venezia contro la decisione del Tar che, l'anno precedente, a conclusione di un iter giudiziario piuttosto complesso, diede ragione a Italia Nostra, stabilendo che «il regime urbanistico in vigore consentiva sull'area solo interventi di ristrutturazione, con demolizione e ricostruzione dell'esistente, ma non interventi di ristrutturazione urbanistica, e tanto meno la ridistribuzione dei volumi sull'area interessata dall'intervento».

E dunque bloccando il via libera al progetto.

GLI AMBIENTALISTI
Gli ambientalisti hanno contestato fin dall'inizio il progetto Ca' Roman sostenendo che, quello autorizzato nell'area dell'ex colonia gestita dalle suore canossiane, era un piano «speculativo (tipo isola di Albarella) con tanto di abitazioni, piste ciclabili e percorsi tra dune». Il tutto, lamentavano Italia Nostra e altre associazioni, «in una riserva naturale dagli equilibri delicatissimi»: Ca' Roman, infatti, è una delle ultime zone al mondo ad ospitare un particolare tipo di vegetazione che garantisce la nidificazione di alcune specie di uccelli rari, e la biodiversità degli insetti, non compatibili con la presenza massiccia di residenti o turisti.

NO A NUOVE VOLUMETRIE
I giudici amministrativi romani ammettono che l'area interessata dal progetto «non è più classificata quale zona ad elevata valenza naturalistica», ma spiegano che ciò non rileva, in quanto «ciò che importa è che il vincolo apposto sia ancora sussistente, a prescindere dalla classificazione del terreno». E tale vincolo, classificato come assoluto, risulta «incompatibile con interventi che prevedano edificazione di nuovi corpi di fabbrica su aree precedentemente non edificate».
Secondo il Consiglio di Stato, la stessa linea direttiva del Piano di recupero era di «consentire una riqualificazione edilizia dell'area ex colonia, e non una riqualificazione urbanistica». Dunque recupero di fabbricati esistenti ed eventuali demolizioni delle porzioni fatiscenti o non utilizzabili, non realizzazione di nuovi volumi.
 

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