Scena muta di Rosaria davanti ai pm
giallo sul profilo Facebook scordato

Giovedì 24 Dicembre 2015 di Cristina Antonutti
Maria Rosaria Patrone su Fb e insieme al fidanzato
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PORDNONE - Nel giallo del palasport spunta un profilo facebook misterioso. È anonimo, creato oltre un anno fa, al quale gli inquirenti stanno dando molta rilevanza e che potrebbe nascondere tracce di un movente che si sta ricostruendo attraverso piccoli tasselli raccolti anche su internet.

A usarlo erano Giosuè Ruotolo e Maria Rosaria Patrone, i due fidanzati di Somma Vesuviana sospettati di essere l’esecutore e l’istigatrice dell’omicidio di Trifone Ragone (28 anni) e Teresa Costanza (30). Ieri, giorno dell’interrogatorio, le uniche dichiarazioni rese dalla Patrone ai pm, in veste di indagata, hanno riguardato proprio quel profilo. Sono bastati pochi minuti per verbalizzare che non ne aveva riferito prima d’ora perchè se n’era dimenticata. Proprio come era successo in precedenza a Ruotolo. Sul resto si è avvalsa della facoltà di non rispondere.

La giovane è indagata per concorso nel duplice omicidio in qualità di istigatrice o in alternativa favoreggiamento e false informazioni al pm. È arrivata a Pordenone alle 10 del mattino accompagnata dai genitori e dal legale. L’avvocato Costantino Catapano aveva chiesto di poter entrare da un ingresso secondario per evitare le telecamere. La Skoda nera noleggiata in aeroporto, condotta dal padre della studentessa di Giurisprudenza, si è fatta largo lentamente tra fotografi e auto parcheggiate in doppia fila per poi infilarsi nel parcheggio interno al palazzo di giustizia. Maria Rosaria Patrone, accanto alla madre nei sedili posteriori, si è coperta la testa con il cappuccio del giubbotto e ha premuto il volto contro le ginocchia per non farsi vedere. Ha indugiato diversi minuti prima di uscire dall’auto: gli obiettivi erano tutti puntati sull’auto attraverso le sbarre del cancello. «Non esce finchè non andate via», ha gridato la madre. Ma poi ha dovuto arrendersi.
È stata accompagnata al terzo piano, nell’ufficio del sostituto procuratore Matteo Campagnaro, lo stesso in cui il 6 ottobre scorso è stato interrogato Giosuè Ruotolo. Tutto era già pronto.
Davanti a lei c’erano anche il pm Pier Umberto Vallerin, che segue le indagini dal 17 marzo, il capitano Pier Luigi Grosseto e le telecamere montate dai carabinieri per riprendere l’interrogatorio.

Alle 11.15 era già tutto finito. La Patrone, che evidentemente è venuta a conoscenza di quanto riferito ai carabinieri da alcune amiche in merito al profilo Facebook "dimenticato", si è limitata a specificare che non aveva dato importanza a quel vecchio profilo. Ritiene di aver già riferito tutto ciò di cui è a conoscenza nelle tre precedenti audizioni, quando era soltanto un testimone. Ieri non ha dato alla Procura la possibilità di scoprire le carte con contestazioni o domande mirate, nè lei ha inteso difendersi dalla terribile accusa ipotizzata: istigatrice dell’omicidio. Eppure con l’ipotesi di favoreggiamento, indicato in alternativa al concorso in omicidio, gli inquirenti le avevano indicato un altro percorso. Un po’ come era avvenuto per i due coinquilini di Giosuè Ruotolo, rimasti indagati lo spazio di 24 ore per concorso in duplice omicidio e usciti subito dall’inchiesta grazie alla loro collaborazione.

Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 09:16
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