Nicolò, diploma in Svizzera e un futuro all'estero: «Usa o Inghilterra? Se si è capaci, il Paese non è un problema»

Diciottenne di Fiume Veneto si diploma in Svizzera: unico italiano del suo corso

Martedì 18 Luglio 2023 di C.A.
Nicolò, diploma in Svizzera e un futuro all'estero: «Usa o Inghilterra? Se si è capaci, il Paese non è un problema»

PORDENONE - Cinque anni in un prestigioso liceo internazionale svizzero, unico italiano a essere ammesso al suo corso, terzo miglior risultato della scuola alla consegna dei diplomi e diverse borse di studio per meriti scolastici che gli spalancano le porte di università americane e londinesi. Nicolò Pellegrini, 18 anni e mezzo, di Fiume Veneto, ha soltanto l'imbarazzo della scelta per il suo futuro da manager o imprenditore.

Tutto chiaro? Definito? Assolutamente no. «È difficile chiudersi dentro una bolla - spiega - perché non si sa che cosa servirà tra dieci anni: il mondo si sviluppa troppo velocemente». La cosa sicura è soltanto l'indirizzo di studi: business management. «Mi ci ritrovo, mi piace - osserva - Mi dà tanti sbocchi e non mi vincola».


La scuola

Che il suo futuro sarebbe passato dal Lyceum Alpinum Zuoz, vicino a St. Moritz, in Svizzera, lo deciso quando ha cominciato a frequentare le scuole medie di Fiume Veneto. «Mio padre - racconta - aveva lavorato a Sankt Moritz come cameriere e qualche volta ci aveva portato in vacanza. Ho visto il liceo e ho capito che era la mia realtà». Dopo un campo estivo, ha sostenuto l'esame di ammissione basato sul livello di conoscenza dell'inglese e della matematica. «Eravamo in 60. Io sono stato l'unico italiano ad essere ammesso. Ogni quattro studenti c'era un docente a disposizione, le classi erano formate da 8/10 studenti al massimo». Per cinque anni ha studiato in un castello a 1.700 metri di altitudine, «una scuola dove non soltanto l'educazione è al top, ma anche il contorno e le relazioni che si stabiliscono». Nel corso dei cinque anni di frequentazione è stato ammesso qualche altro studente italiano, ma accanto a tanti ragazzi provenienti dall'Europa, ci sono numerosi americani e asiatici. «Ad oggi si contano 40 nazionalità - prosegue Nicolò Pellegrini - Questo mi ha permesso di avere la possibilità di visitare diversi Paesi e conoscere le loro culture, perché tra compagni di scuola ci si ospitava a vicenda. Durante la pandemia, ad esempio, quelli provenienti da Taiwan non potevano andare a casa: li ho portati a Fiume Veneto. Per chi abita in una grande capitale europea o cinese, realtà come le nostre sono particolari, anche se il liceo di Zuoz si trova in un paesino di mille abitanti».

La formazione

L'esperienza nel collegio svizzero? «Mi ha formato e aperto gli occhi - afferma Pellegrini - Dell'esperienza liceale mi restano la formazione, le amicizie e le relazioni. Le persone con cui ho studiato avranno un futuro importante e io spero che combaci anche con il mio. Ho stretto amicizie che spero possano diventare relazioni di lavoro». Il futuro? «Dire su che cosa punto è difficile. Tra 10, 15 o 20 anni non so che cosa ci servirà, proverò a diventare una persona di successo e a essere di aiuto alle persone». Nicolò Pellegrini ha ricevuto diverse borse di studio grazie ai suoi voti e alle attività extracurricolari. «Ho aperto un'azienda di stampa 3D, la Adimo, con un altro socio - spiega - E poi ci sono i servizi che provo a dare alla comunità partecipando a tutte le manifestazioni del paese. Quando posso aiuto anche alla sagra, anche se diventa sempre più difficile perché sono poco a casa, ma quando posso non mi tiro indietro».

Il futuro

Non ha ancora deciso se gli studi proseguiranno negli Stati Uniti o a Londra. «Sto ancora valutando - afferma - Sarei più propenso ad accettare la borsa di studio a Londra, per poi optare per un master negli Stati Uniti». Un altro cervello in fuga? Lui non la pensa così. «Se si è capaci, il Paese dove si lavora non è un problema, dipende dove servirà il mio aiuto. Sono convinto che non importa dove ti trovi se riesci a fare impresa. Non c'è scuola al mondo che ti possa formare: le uniche cose che servono sono la cultura e le relazioni, cose che la scuola mi ha dato. Ho amici in tutta Europa, ma anche in Asia, in America e nel Sud America. Tra 20 anni i mestieri saranno rimpiazzati dai robot, mentre la cultura resta. Perché faccio tutto questo? Vorrei lasciare un impatto nella società e spero che le persone si ricordino di me come qualcuno che ha lasciato qualcosa di positivo».

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