PORDENONE - Sono costati cari, molto, i controlli effettuati l’8 giugno scorso all’interno del centro islamico della Comina, luogo di preghiera e di ritrovo per centinaia di musulmani che vivono nel pordenonese, ma non solo. La mancanza di sicurezza evidenziata, come le carenze igieniche e sanitarie hanno fatto scattare una “multa” di circa 60mila euro che i soci dell’associazione dovranno pagare, oltre ai soldi necessari per mettere in regola lo stabile che è stato chiuso con un’ordinanza comunale il primo luglio scorso.
LA PREGHIERA
In tutto questo c’è un’altra novità che fotografa chiaramente la spaccatura tra le due anime del centro islamico. La comunità non magrebina, in questo frangente rappresentata da senegalesi, Tuareg, nigeriani, pakistani e bangladesi hanno presentato per mano delle loro associazioni con un’azione unitaria, la richiesta di poter utilizzare una porzione dell’edificio comunale in via Pionieri del volo (dove aveva sede l’aeroclub) per pregare. La domanda, presentata a prefetto, questore, Asfo, vigili del fuoco, Comune e polizia mucipale, è stata accolta dalla giunta comunale che ha deciso di concedere temporaneamente uno spazio per la preghiera del venerdì, dalle 12 alle 14, fino al 29 settembre. Si tratta di un’area all’interno del capannone di circa 725 metri quadri che puù accogliere al massimo cento persone, con l’invito a evitare qualsiasi interferenza con l’area di atterraggio del servizio 118, nell’angolo a sud est del fabbricato. Canoni e oneri di gestione sono a costo zero.
LA SPACCATURA
Due luoghi di preghiera e due comunità che continuano a essere divise sul tema ormai incandescente delle votazioni per un nuovo direttivo, passo che permetterebbe l’iscrizione di nuovi “soci” nell’associazione che ora, invece, si trovano le porte chiuse. E, da quanto appreso, sembra aprirsi una spaccatura anche all’interno di due importanti comunità: quella del Bangladesh e quella del Pakistan. Ma questa è un’altra storia.