Boara Pisani. Donati gli organi di Alessandro, morto in moto a 21 anni. La famiglia: ​«Se n'è andato facendo quello che più amava»

Guardando il filmato dell'incidente pare che ci sia un cedimento del manubrio, ma è tutto da verificare

Lunedì 3 Luglio 2023 di Marina Lucchin
Alessandro Magarotto

BOARA PISANI (PADOVA) - «Se n'è andato facendo quello che più amava». È l'amara consolazione della famiglia di Alessandro Magarotto, il 21enne morto sabato pomeriggio intorno alle 17 in zona industriale a Boara Pisani. Era in sella alla sua moto supermotard, una Honda 400 da pista, e la stava provando dopo aver fatto delle modifiche: un breve tratto di strada da casa sua fino al suo amico meccanico raccontano i parenti in via dell'Artigianato, deserta nel fine settimana. Poi all'altezza della sede di "Serenissima Ristorazione" ha inspiegabilmente perso il controllo del mezzo. Ieri la famiglia stava aspettando le ultime comunicazioni dall'ospedale: «Al rinnovo della carta d'identità aveva deciso per la donazione degli organi - spiega il fratello Alberto -.

Stiamo aspettando la telefonata in cui i medici ci diranno a quante persone salverà la vita».

La passione

«Era un ragazzo pieno di passione per la moto e per la vita - continua il fratello - solare e con la testa sulle spalle. Molto più maturo dell'età che aveva. Il casco e la maglietta gli sono stati tolti dai paramedici perché non c'era più nulla da fare. Era un impiegato tecnico alla Zambelli riduttori di Lendinara. Ha sempre avuto la passione per la moto e da poco era entrato a fare parte del team della Tm Racing e aveva cominciato a girare l'Italia e l'Europa per seguire il team nelle gare del campionato».
«Era pieno di sogni e aveva messo le basi per realizzarli. Determinato e forte, pieno di idee e di ambizioni, un ragazzo che si è sempre fatto in quattro per gli altri senza chiedere nulla in cambio».

La dinamica

Il filmato dell'incidente è stato ripreso da una telecamera di sicurezza della ditta "Serenissima", l'azienda che fornisce i pasti ai pazienti degli ospedali veneti: è stato acquisito dai carabinieri che hanno anche sequestrato la moto. Nei prossimi giorni proseguirà l'indagine per capire se ci sono responsabilità di terzi. Da quanto trapela anche se al momento è solo un'ipotesi guardando il video si noterebbe un probabile cedimento strutturale, forse del manubrio che ha fatto perdere il controllo del mezzo al ragazzo. Non vi sarà autopsia sul corpo del ragazzo. La famiglia ha già ottenuto l'autorizzazione per i funerali, che si svolgeranno mercoledì alle 16.30 a Boara.

Il dolore

Non riesce a trattenere la commozione lo zio Fabio Sgarabottolo, presidente regionale della Fidas, al fianco della moglie Silvana Magarotto, sorella del padre di Alessandro. «Sono orgoglioso di mio nipote, aveva fatto la scelta di donare gli organi e stiamo aspettando di sapere quanti sono stati espiantati e aiuteranno altre persone a vivere». Gli zii Fabio e Silvana erano padrino e madrina di Alessandro e lo consideravano come un figlio: «Era un ragazzo bravissimo a scuola, tanto che ha trovato subito lavoro. Amava molto la vita e per questo non esagerava mai: non beveva e non fumava. Di recente si era anche messo a dieta e a fare attività sportiva proprio per poter essere ancor più preparato per trasformare la sua passione per le moto in un lavoro vero e proprio. Aveva un fisico scultoreo. Quando si metteva in testa una cosa partiva in quarta e faceva di tutto per raggiungere i suoi obiettivi. Da qualche tempo ci diceva che voleva lavorare per la Ducati. I suoi progetti erano ambiziosi, ma si impegnava al massimo per realizzarli. Andava a letto alle 22 e si alzava presto per fare sport prima di andare in ufficio. Tanto che alcuni amici dicevano che non si godesse più la vita, ma in realtà lo faceva perché se la godeva nel modo più sano». Alessandro lascia papà Marco e mamma Elisabetta Ballotta, oltre al fratello Alberto e a una "squadra" di zii: «Siamo in sei fratelli» racconta Silvana. Anche zia Antonella Magarotto è distrutta: «Mio caro nipote, ora continua la tua avventura in paradiso con gli angeli». Così don Francesco della parrocchia di Boara: «Fin da subito la pesante notizia ha cominciato a diffondersi in paese e tutti siamo rimasti attoniti, incapaci di formulare un qualsiasi pensiero, perché di fronte a fatti così tragici l'unica cosa che si riesce a fare è quella di congiungere le mani e guardare verso l'alto, per chiedere l'aiuto di Dio». 

ha collaborato Enrica Marchetto

Ultimo aggiornamento: 09:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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