Padova. Uccidono a colpi di badile sei cuccioli di maremmano, due pastori nei guai

Mercoledì 17 Aprile 2024 di Marco Aldighieri
Cuccioli di pastore maremmano - Foto di Valter Cirillo da Pixabay

SELVAZZANO - Due pastori, a colpi di badile, hanno ammazzato sei cuccioli di pastore maremmano abruzzese. Uno di loro, il capo, Denis Paoli 38 anni di Trento, in rito abbreviato è già stato condannato a 5 mesi per maltrattamento di animali. Attraverso il suo avvocato ha poi presentato ricorso alla Corte d’Appello. Il suo sottoposto invece, il romeno Micea Iulian Secan, è ancora a giudizio.


Cuccioli ammazzati


L’episodio risale al lontano 11 aprile del 2017. Una mamma e sua figlia, in sella alle loro biciclette, stavano percorrendo il lungo argine sinistro del fiume Bacchiglione. Quando, per una breve pausa, si sono fermate a guardare un gregge di pecore. A governarle il pastore romeno e una femmina di maremmano abruzzese, in evidente stato di difficoltà perchè aveva appena partorito.  Il pastore si è poi avvicinato alle due donne raccontando di avere annegato, la notte prima, 9 cuccioli di cane. Mamma e figlia sono rientrate a casa sotto choc. La moglie ha riportato al marito quanto era accaduto durante la passeggiata in bici. La famiglia ha così deciso di presentare denuncia alla Polizia municipale di Padova ovest e sono scattate le indagini coordinate dal pubblico ministero Benedetto Roberti.


Cagnolini seppelliti


Il giorno dopo gli inquirenti, insieme a un veterinario, hanno raggiunto il punto lungo l’argine dove 24 ore prima stavano brucando le pecore.

Ma il gregge, con il pastore romeno, è stato trovato alcuni centinaia di metri più in là. Gli agenti hanno iniziato a incalzare il cittadino con una serie di domande, su dove erano finiti i cuccioli. Le stesse domande sono state fatte a Paoli. Alla fine è stato indicato il punto dove erano stati sepolti i sei maremmani. Disseppelliti, tre davano ancora segni di vita: subito soccorsi sono però deceduti qualche ora più tardi. 

Maltrattamento di animali


Denis Paoli, già condannato per maltrattamenti di animali, si era difeso davanti agli inquirenti giurando di essersi recato a Rabbi, comune della provincia di Trento dove risiede, alle 15 del sabato e di esserci rimasto per tutta la domenica giorno in cui sono stati uccisi i sei maremmani. Ma il racconto di “Billi”, così come si fa chiamare su Facebook dove il suo profilo è dedicato alla transumanza, non è stato giudicato credibile dalla Procura. Motivo, sapeva indicare con precisione, senza chiedere aiuto al suo sottoposto, dove erano stati sepolti i sei cuccioli. 

Ultimo aggiornamento: 17:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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