Padova. Antagonisti indagati per violenze sulle forze dell'ordine, il centrodestra attacca. Marcato: «Chiudere il Pedro»

Il Pedro, nato nel 1987, sta da sempre nello stabile comunale occupato in via Ticino all'Arcella. Nessuna amministrazione, nemmeno a centrodestra, ha mai pensato davvero ad uno sgombero

Mercoledì 1 Febbraio 2023 di Gabriele Pipia
Antagonisti indagati, il centrodestra insorge

PADOVA - Succede dopo ogni sgombero, dopo ogni scontro e dopo ogni inchiesta. Solo a sentire la parola Pedro il centrodestra padovano alza la voce e va all'attacco. Sono due i concetti ribaditi anche ieri dopo l'operazione che ha portato a sette misure cautelari nei confronti di attivisti accusati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale ma anche di lesioni personali. Il primo: «Sono dei violenti e stanno pure in una sede occupata, basta con questa illegalità». Il secondo: «La maggioranza di centrosinistra non si smarca dalle loro azioni perché è vicina ai centri sociali». Il Pedro, nato nel 1987, sta da sempre nello stabile comunale occupato in via Ticino all'Arcella. Ha attraversato con rapporti più o meno conflittuali tutte le amministrazioni padovane, di ogni colore politico. Nessuno, nemmeno a centrodestra, ha mai pensato davvero ad uno sgombero anche e soprattutto per motivi di ordine pubblico. Roberto Marcato, assessore regionale leghista, ripercorre con la mente questi 35 anni e scuote la testa: «Non esiste che qualcuno possa occupare uno spazio abusivamente.

Chi commette un reato deve pagare. Io domani mattina posso occupare uno stabile per metterci dentro la combriccola del Subbuteo? No. E allora perché a loro tutto è concesso? Basta con certe sacche di impunità». Se fosse stato sindaco, quindi, Marcato avrebbe chiuso il Pedro? «Sì e poi avrei cercato di sanare la situazione. Serve uno spazio di ricreativo e di ritrovo? Benissimo, parliamone. Ma perché devo lasciare che uno spazio venga occupato abusivamente?». Marcato punge anche con ironia: «La notizia di oggi, comunque, è che il Pedro esiste ancora. Credevo non ci fosse più e mi viene una tristezza infinita quando vedo membri dei centri sociali che alla mia età fanno ancora i giovani Che Guevara. Solidarietà e ringraziamenti alle forze dell'ordine».

La condanna

Il primo a farsi sentire da Roma è il leghista Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia. «Si può discutere di tutto, ma bisogna farlo a partire dal rispetto delle regole. Intimidazioni, occupazioni, minacce e violenza non sono strumenti di dialogo e vanno respinte a priori. Ringrazio il questore di Padova Antonio Sbordone, il prefetto Raffaele Grassi e le donne e gli uomini delle Forze dell'ordine e dell'Arma dei Carabinieri che hanno partecipato all'operazione. I cosiddetti antagonisti sono avvisati: lo Stato non arretra». Il collega Antonio De Poli (Udc) è sulla stessa linea e poi aggiunge: «Siamo sempre dalla parte di chi indossa una divisa. È legittimo manifestare il proprio dissenso ma la violenza deve rimanere sempre fuori».

«Non ci possono essere zone franche o soggetti che si possono sottrarre al principio di legalità in nome di qualsivoglia partito o associazione o aggregazione sociale - scrive invece la consigliera comunale leghista Eleonora Mosco -. L' impunità non può esistere in un paese democratico. Grazie alle donne e agli uomini delle forze dell'ordine di Padova».

Enrico Turrin, esponente di Fdi a Palazzo Moroni, ricorda che «abbiamo sempre condannato la violenza come strumento di lotta politica e per questo ringraziamo la magistratura e le forze dell'ordine che fanno da argine ai soprusi di quanti vorrebbero imporre con la forza e non con il libero confronto, le loro idee». Poi attacca: «Purtroppo in più di qualche occasione certe forze politiche di sinistra rappresentate anche a Palazzo Moroni, non sono sembrate prendere nette ed inequivocabili posizioni di distanza. Ci auguriamo che la nostra città non debba più vivere episodi di violenza politica che riportano ad anni bui che speravamo sepolti dalla storia». La collega Elena Cappellini rincara la dose: «È dal 17 luglio 2017 che chiediamo di condannare i fatti gravissimi commessi anche allora attraverso scontri contro le forze dell'ordine da parte di manifestanti appartenenti sempre al centro sociale Pedro. Non dimentichiamo anche i disordini avvenuti in Piazza Antenore durante un sit in organizzato ed autorizzato in cui la protesta antifascista del Pedro si è distinta per lancio di fumogeni, cariche contro le forze di polizia e l'utilizzo di bombe carta con un bilancio di agenti e partecipanti feriti. Dopo aver avvertito del rischio concreto di un'escalation di violenza surrettiziamente motivata da ragioni di critica politica che si è poi verificata, ritengo che in Comune qualcuno abbia la responsabilità di non aver prevenuto altri simili disordini considerate le nulle azioni sanzionatorie e di condanna. Oggi la giustizia inizia ad essere fatta».

L'amministrazione

L'amministrazione ha sempre cercato di mediare tra la propria componente più centrista (quella legata alla lista del sindaco) e l'ala di Coalizione Civica che accoglie anche esponenti del mondo antagonista. Giordani ha dovuto spesso fare l'equilibrista e ieri ha preferito il silenzio. Il commento ufficiale, quindi, spetta all'assessore alla sicurezza Diego Bonavina: «L'amministrazione ha già avuto modo di esprimere al tempo e tramite le mie pubbliche parole la vicinanza alle forze dell'ordine e la condanna della violenza e di ogni illegalità, un pensiero che ribadisco con forza. Ogni commento ulteriore alle polemiche dell'opposizione è superfluo, sono strumentalizzazioni». Il caso Pedro resta aperto. Da 35 anni. 

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