Il marito di Melania Rea indagato
per omicidio volontario aggravato

Martedì 21 Giugno 2011
Salvatore Parolisi oggi a Frattamaggiore
31
ROMA - E' indagato per omicidio volontario aggravato Salvatore Parolisi, marito di Melania Rea, la ventinovenne di Somma Vesuviana scomparsa il 18 aprile a Colle San Marco, vicino Ascoli Piceno, e ritrovata morta due giorni dopo nei boschi del Teramano. Anticipata dall'agenzia Ansa, la notizia è stata confermata dal procuratore della Repubblica di Ascoli, Michele Renzo. L'avviso di garanzia è firmato dai sostituti procuratori ascolani Umberto Monti, Carmine Pirozzoli, Cinzia Piccioni ed Ettore Picardi, ed è stato notificato al caporalmaggiore stamani a Frattamaggiore (Napoli), dove Parolisi si trova in licenza nella casa dei genitori. L'uomo, che resta a piede libero, verrà interrogato venerdì ad Ascoli Piceno.



Parolisi è al momento l'unico indagato. Nell'invito a comparire venerdì pomeriggio alle 16,30 in procura, l'uomo risulta indagato per l'omicidio volontario aggravato della coniuge, avvenuto «fra Ascoli Piceno, Folignano (dove la famiglia risiedeva ndr), Colle San Marco e comunque Ripe di Civitella del Tronto», in provincia di Teramo. La svolta non è maturata grazie ad un elemento nuovo raccolto dagli investigatori, ma dopo una rivalutazione complessiva degli elementi a carico del vedovo, incrociando gli esami medico legali, il traffico delle celle telefoniche, i test sui reperti esaminati dai carabinieri del Ris, le oltre 30 testimonianze verbalizzate fra chi il 18 pomeriggio, giorno della scomparsa di Melania, si trovava a Colle San Marco.



L'invito a comparire poggia sulla valutazione delle dichiarazioni rese da Parolisi nelle precedenti tre audizioni ad Ascoli e Castello di Cisterna, come persona informata sui fatti, alcune delle quali contraddittorie e lacunose, ma è anche un atto dovuto per consentire alla procura ulteriori accertamenti senza incorrere in errori procedurali. Accertamenti che se condotti in assenza dell'avviso di garanzia potrebbero essere inutilizzabili nell'eventuale processo. I magistrati hanno riletto più volte riletto le dichiarazioni confrontandole con la mole di testimonianze e i risultati degli accertamenti medici, tecnici e scientifici.



Gli inquirenti non avrebbero ancora raggiunto la piena certezza che Melania non sia mai stata a Colle San Marco, nè che Salvatore si sia recato nel Bosco del Casermette. Quando Parolisi è stato invitato a comparire gli è stato assegnato un difensore d'ufficio, l'avv. Carlo Grilli: può decidere con i suoi legali, gli avv. Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, di accogliere l'invito e rispondere alle domande dei dei pm, ma anche di non presentarsi affatto, o di avvalersi della facoltà di non rispondere.



«Mi sento tranquillo», ha detto Parolisi a uno dei suoi difensori dopo aver saputo di essere indagato per l'omicidio della moglie. Ai suoi legali aveva più volte ribadito che lui col delitto non c'entrava nulla. Oggi «si è limitato a ripetere che si sente tranquillo», ha spiegato l'avvocato Walter Biscotti. Parolisi si è barricato in casa dei genitori. Il padre Pasquale si è affacciato, ma solo per chiudere le imposte. Inutile bussare alla porta: nessuna risposta. Al telefono risponde la mamma, Vittoria Parolisi, poche parole, sempre le stesse, «Salvatore è uscito» e poi la comunicazione viene interrotta. Ma i vicini confermano: «Lo abbiamo visto pochi minuti fa, stava parlando al telefono».



«Una brutta notizia ma io credo nell'innocenza di mio figlio - aveva detto questa mattina la madre di Salvatore - È uscito qualche ora fa, da solo, la bimba è a casa dei nonni Rea. Non so dove sia andato. So che qui nessuno ci ha detto dell'iscrizione nel registro degli indagati. Non sapevamo nulla».



Parolisi ha visto nel pomeriggio i genitori di Melania: è stato il primo incontro tra l'uomo e i Rea dopo l'iscrizione nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio volontario. Secondo quanto racconta il fratello di Melania, Michele, nessuno, néSalvatore, né i Rea, hanno fatto riferimento alla vicenda giudiziaria. «Abbiamo scherzato con la bimba - racconta Michele - non volevamo far capire alla piccola Vittoria questi ulteriori momenti di tensione». Non una stretta di mano, pochissimi sguardi. Salvatore è entrato dritto in casa dopo aver telefonato per avvertire che stava andando a prendere la bimba. «C'è rabbia e dolore oggi in questa casa - continua Michele - Se tutte le accuse verranno confermate, mia sorella morirà per la seconda volta. Se mi aspettavo l'accusa di omicidio volontario a carico di Salvatore? Da un lato no perchè io conoscevo un altro Salvatore, dall'altro sì perché nei suoi racconti ci sono state troppe contraddizioni, troppe bugie, troppi buchi neri». Nonostante tutto, la famiglia Rea aspetta ancora di capire. «Per noi sarà determinante l'interrogatorio di venerdì prossimo - conclude Michele - Sarà un chiarimento, finalmente capiremo. Di sicuro la Procura per assumere una posizione così importante, avrà cose decisive in mano, vedremo».



Parolisi era uscito dall'abitazione poco dopo le 16, con l'aria da duro, camicia rossa, pantalone bianco e occhiali da sole. Nessuna dichiarazione ai giornalisti presenti e toni duri: «Se mi tocchi la macchina ti cito per danni», ha detto rivolgendosi ad un operatore tv. Poi, a bordo della sua Renault Scenic, insieme con la sorella Franca, è andato via. In strada, all'uscita dal cancello, una ragazza gli ha urlato: «Devi fare una brutta morte». Parolisi aveva poco prima trascorso qualche minuto nella casa dei vicini al piano inferiore. «Mi ha semplicemente chiesto come fare ad uscire da qui» racconta il vicino Carmine. «Si è detto tranquillo». All'interno erano stati fatti entrare poco prima i giornalisti della trasmissione tv Quarto Grado.



Parolisi è andato al cimitero di Somma Vesuviana sulla tomba di Melania. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se fosse tranquillo, Parolisi ha risposto annuendo con la testa. Al cimitero è rimasto all'incirca 15-20 minuti. Non ha portato nessun fiore, era accompagnato dalla sorella Francesca. «L'ho visto sereno, tranquillo come ogni giorno - racconta Amerigo De Lucia, il custode del cimitero - gli ho detto “venerdì vai ad Ascoli per gli interrogatori?” e lui mi ha risposto che sabato mi avrebbe portato un regalo». De Lucia aggiunge anche che Salvatore si reca sulla tomba della moglie ogni giorno ma mai si incontra con la famiglia Rea.



Quattro giorni fa l'uomo aveva ammesso di aver tradito la moglie proprio a Quarto Grado, su Rete 4, sottolineando però di essere assolutamente estraneo all'omicidio. «Ho tradito, ma non l'ho ammazzata», aveva detto Parolisi, ammettendo di essersi disfatto del cellulare con cui comunicava di nascosto con l'amante Ludovica P., ritrovato nel campo sportivo di Villa Pigna a Folignano.



Parolisi aveva detto di essere tornato nel paese in cui viveva con la moglie e la figlioletta per riprendere alcune cose, fra cui i poster del matrimonio con Melania, e di essersi fermato nel campetto - un luogo per lui significativo - per raccogliere una margherita nel ricordo della moglie. «Sì, l'ho buttato in quel punto, non ho tolto la scheda, non l'ho spaccato. Non è stato acceso né usato. Non vedo che cosa possa contenere quel telefono».



«Il tradimento - si è difeso Parolisi - non è un reato. Basta, veramente basta». Alla domanda se conoscesse Laura Titta, la soldatessa arrestata per i servizi resi ai boss del clan dei Casalesi, a suo tempo addestrata nella stessa caserma di Ascoli in cui prestò servizio Parolisi, il caporalmaggiore ha risposto: «Non ricordo di averla mai conosciuta, e il nome non mi dice nulla. Non sono il playboy della situazione».



«Sono sorpreso, non me l'aspettavo - dice Gennaro Rea, il papà di Melania - Lo ho appena saputo dalla stampa, aspetto di sentire gli inquirenti, aspetto di capire». In questi mesi Parolisi ha sempre frequentato la casa dei Rea, soprattutto per la piccola Vittoria, accudita essenzialmente dai nonni Rea. A chi chiede a Gennaro se oggi ancora crede all'innocenza di Salvatore, risponde: «A questo punto non so più niente».



«Mio marito non intende rilasciare dichiarazioni - ha detto la moglie di Raffaele Paciolla - E' meglio che non lo chiamate». Fra i condomini della palazzina in via Luigi Dari a Folignano, dove la famiglia Rea risiedeva, c'è incredulità e sgomento per questa svolta delle indagini. «Una notizia che lascia interdetti. Spero davvero che non sia stato lui» mormora un vicino di casa.
Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 23:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci