Salvatore Parolisi, condannato a 20 anni per l'omicidio di sua moglie, Melania Rea, torna libero.
Il delitto e il processo
Parolisi venne arrestato il 19 luglio 2011. A processo con rito abbreviato, fu condannato all’ergastolo in primo grado, pena ridotta a 30 anni dalla Corte d’assise d’appello dell’Aquila. La Cassazione escluse l’aggravante della crudeltà, affidando la rivalutazione della pena ai giudici d’appello di Perugia. A carico di Parolisi, nel 2016, una condanna definitiva a 20 anni di carcere.
Dodici anni fa, ad aprile, nel bosco delle casermette a Ripe di Civitella veniva ritrovato il corpo senza vita della giovane mamma di Somma Vesuviana Melania Rea, moglie dell’ex caporal maggiore, che il 18 di quel, ne aveva denunciato la scomparsa dal pianoro di Colle San Marco dove erano andati per una gita fuori porta insieme alla loro bambina che all’epoca aveva appena 18 mesi. Proprio l’uomo che aveva giurato amore eterno a Melania, Parolisi, invece l’ha uccisa con 35 coltellate «in un dolo d’impeto», così com’è stato stabilito, lasciandola a terra agonizzate. L’arma da punta e taglio usata per uccidere non è mai stata ritrovata, così come nessuno è mai riuscito ad identificare l’uomo, probabilmente di mezza età con spiccato accento teramano, che 48 ore dopo la scomparsa con la sua telefonata anonima al 113 fatta alle 14.48 da una cabina telefonica di piazzale San Francesco ha permesso il ritrovamento del cadavere di Melania.
Il carcere
Negli ultimi anni spesso si sono rincorse notizie su Parolisi uscito dal carcere di Bollate, grazie a permessi premio. Notizie, però, che non hanno mai trovato riscontri, nonostante l’ex militare sia sempre stato un detenuto modello e ormai da tempo può chiedere e usufruire di quei permessi che la legge prevede. E che ora ha chiesto e ottenuto. «Sarà dura, perché col mio nome è un po' così, poi ci sono pregiudizi...», ha detto in una intervista esclusiva a «Chi l'ha visto?» che lo ha intercettato all'uscita dal carcere.
La figlia e la famiglia
La bambina che quel pomeriggio del 2011 giocava sull’altalena del pianoro di Colle San Marco mentre il papà la spingeva, oggi è cresciuta. Ha addirittura cambiato cognome. Vittoria aveva solo diciotto mesi ed era nel seggiolone, in auto, quando il papà Salvatore Parolisi uccise con 32 coltellate sua madre.
Oggi Vittoria ha 13 anni. E non porta più il cognome del padre, Parolisi, a cui è stata tolta la patria potestà. Nel 2020 ha ottenuto il via libera per diventare Vittoria Rea e portare così per sempre con lei un pezzetto di quella mamma che le è stata portata via così brutalmente. Voleva cancellare quel cognome diventato troppo ingombrante: il cognome di un assassino. Vittoria vive con i nonni a Somma Vesuviana, comune natale di mamma Melania. In casa Rea, ormai quasi due anni fa, è anche arrivato un altro bimbo: è il figlio tanto atteso dello zio Michele.
La storia
Quando è stata uccisa, Melania aveva 29 anni. Suo marito, così com’è emerso immediatamente, aveva un’amante, una soldatessa, Ludovica, che frequentava il 235esimo Rav Piceno, dove Parolisi era istruttore. Eppure Parolisi avrebbe agito senza «una preordinazione del delitto, senza una deliberata e meditata scelta di liberarsi di un ostacolo», la moglie, rispetto alla relazione extraconiugale da lui intrattenuta da tempo, ha stabilito la Cassazione. L’ex caporal maggiore ha sempre sostenuto la sua innocenza. Ha pianto. Ha parlato di amore per Melania, per poi tentare di nascondere maldestramente la sua seconda vita di cui la moglie non faceva parte.