Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Torino 34/4 Donne e bambini, fantasmi tra noi
E uno Starsky&Hutch spassoso e cattivo

Mercoledì 23 Novembre 2016

SARAH WINCHESTER, OPERA FANTÒME di Bertrand Bonello (Onde)
– La storia della signora dei Fucili, tormentata dalla morte della figlioletta e dalle stragi compiute dall’arma inventata dal marito, a sua volta deceduto precocemente. Se tutto ormai è rappresentazione, ma nulla è più rappresentabile, dopo il magnifico (e boicottato)  “Nocturama”, Bonello firma un formidabile “corto” di nemmeno mezz’ora, un biopic destrutturato su una presenza fantasmatica, immerso in un teatro di posa, dove una ballerina fa le prove di uno spettacolo che non andrà mai in scena, un coro continua ossessivamente a ripetere il nome di Sarah e una bambina insanguinata si aggira tra le quinte. Splendido. Voto: 8.
LE PARC di Damien Manivel (Onde)
– Due adolescenti al parco, un amore che sta nascendo. Ma quando il ragazzo se ne va, le cose cambiano improvvisamente. Una prima parte sospesa nell’incanto dell’innamoramento, tra Rohmer e Straub, con tutte le titubanze della scoperta dell’altro. Ma una seconda (troppo lunga), dove l’aspetto surreale prende il sopravvento, perdendo l’equilibrio fragile di ogni sussurro d’amore e di ogni sua illusione. Voto: 6.
WAR ON EVERYONE di John Michael McDonagh (Festa mobile)
– Uno Starsky & Hutch più demenziale, scorrettissimo, goliardico dal ritmo scatenato, con battute a raffica. Se si entra nel meccanismo, un film divertente e spassoso, dove nessuno si salva e la cattiveria da sotterranea diventa esplicita, con un finale da carneficina. Sulle strade americane (ma anche su quelle, assai più curiose, dell’Islanda), sulle tracce di Tarantino, alla fine è probabilmente solo una commedia che piomba senza paracadute nel poliziesco anni ‘70. E non è poco. Voto: 6,5.
VETAR di Tamara Drakulic (Concorso)
– Sulle sponde di un delta ai confini tra Montenegro e Albania, le vacanze annoiate di una giovane ragazza svogliata, tra i rimproveri del padre e le lusinghe di un giovane, prestante surfista. Un film fatto di atmosfere e sguardi, di poche parole e privato quasi da ogni “azione”. Ma anche alla fine un film arido, che si accontenta di una perlustrazione neutra e distanziata, senza mai entrare davvero dentro i personaggi. Voto: 5.
WIR SIND DIE FLUT di Sebastian Hilger (Concorso)
– In un ipotetico villaggio costiero della Germania settentrionale, un giorno il flusso della marea si interrompe lasciando una scia di terra nuda. Ma il fatto più sconvolgente è che nello stesso istante tutti i bambini del posto scompaiono. Quindici anni dopo due giovani studiosi, contro anche l’ostilità degli abitanti, cercano di scoprire le cause di così tanto mistero. Un film troppo indeciso su quale strada prendere, giocandosi il mistery con le incomprensioni dei due giovani studiosi, che tentano di tornare ad essere una coppia. Un fim che poteva essere coinvolgente e originale sulla mancanza, sul distacco, sul dolore. Ma che alla fine per volere dire tutto, rischia di dire poco o nulla, sprecando una storia bellissima. Atmosfera plumbea, musica paradossalmente invadente, che toglie ogni necessario silenzio. Voto: 5.
  Ultimo aggiornamento: 10:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA