Chiara Pavan
CHIARA LETTERA di
Chiara Pavan

Da Bridgerton a The Diplomat. Donne sole in prima linea

Sabato 17 Giugno 2023 di Chiara Pavan
Un momento della serie tv "La regina Carlotta"

Che siano regine o ambasciatrici, la vita resta sempre una gabbia, in balia di regole da rispettare, del “galateo” da osservare, di sentimenti da gestire in mezzo a ciò che si può dire o non si può dire. Dalla corte inglese del 1700 agli odierni palazzi della diplomazia dove le grandi potenze giocano con i destini di tutti, le donne devono sempre lottare un po’ di più. Per sopravvivere, per farsi rispettare, per imparare a dosare con cura le parole nel mondo maschile della politica, per decidere di testa propria. E magari per non dover dipendere da un marito invadente, anche se in alcuni casi amorevole. Dalla potentissima Shonda Rhimes che regala “La Regina Carlotta”, spin off di “Bridgerton” a “The Diplomat” della new entry Debora Cahn, alla sua prima esperienza da showrunner dopo un curriculum che comprende “West Wing” e “Homeland”, il mondo delle donne “in prima linea”, che siano regine del 1700 o ambasciatrici Usa dei giorni nostri, è tremendamente complesso, pieno di trappole e solitudine, ostaggio di giochi di potere da fronteggiare con sapiente scaltrezza. E con parole che svelano molto di più attraverso i non detti.

LA REGINA

La “Regina Carlotta” è ben più di un’elegante “Harmony” in versione tv che racconta l’amore buio e malinconico della determinata regina per il suo pazzo Re Giorgio, sulle cui spalle pesava sin da neonato il destino dell’intera nazione; Shonda stavolta bypassa il tema dell’integrazione e dei conflitti di classe già affrontati nei due capitoli precedenti di “Bridgerton”, per affondare lo sguardo sulle sue protagoniste, prigioniere di un mondo che alle donne non dà libertà di “essere”. La regina Carlotta, le amiche Lady Agatha Dansbury e Violet Bridgerton, ma anche la principessa Augusta madre di Giorgio, sono tutte vittime di un patriarcato che considera le donne una proprietà da comprare, usare, barattare, sfruttare, disporre a proprio piacimento. La giovane Carlotta vive sola a Buckingham House contemplando la miseria della sua vita, decisa per lei dal principio, senza alcuna libertà di azione, neppure per cogliere un’arancia dall’albero. Non è una donna, ma un corpo che deve ospitare l’erede al trono, «un albero che vegeta nel frutteto della corona». Agatha a sua volta è stata promessa sposa a 3 anni, educata a vivere in funzione del futuro marito, a pensare come lui, a mangiare, leggere, guardare il mondo e respirare in sintonia con lui. Ma anche la principessa madre, dietro la sua durezza, nasconde le violenze subite dall’ex suocero alla morte del marito. Per loro una sorellanza, un comune sentire, è forse possibile, sia pure negli spazi così “glamour” della corte inglese immersa in un gelido lusso, tra abiti sontuosi, gioielli e splendide parrucche. Tutte alla ricerca di un modo per sopravvivere “al femminile”, cercando di essere se stesse.

L’AMBASCIATRICE

Pure la determinata Kery Russell di “The Diplomat”, ambasciatrice Usa dirottata da Kabul in una Londra in piena crisi internazionale dopo l’esplosione su una nave militare, con 41 marinai inglesi morti, scopre quanto sia difficile muoversi in autonomia, sia pure da una posizione di rilievo come la sua, all’interno di un mondo pieno di maschi, tutti molto gelosi della propria “grandezza”. Pur non essendo questo il tema centrale della serie, “The Diplomat” si muove dentro le stanze del potere delimitando con cura il perimetro d’azione della protagonista, costretta sempre a “rompere” protocolli e a varcare barriere considerate invalicabili per tentare di sanare l’insanabile. Dosando con cura thriller, commedia sofisticata, giallo e political drama, “The Diplomat” si affida soprattutto alla parola, mai così ambigua e ricca di sottintesi, per entrare nei meccanismi della “diplomazia” dove tutto rischia sempre di esplodere all’improvviso. E tra riferimenti molto attuali - dall’Ucraina alla Russia passando per l’Iran - la serie si concentra sullo sguardo di una “funzionaria di carriera” sveglia e intelligente che non ama le chiacchiere inutili, detesta posare per le foto o gli abiti eleganti, e veste sempre di nero «perchè nasconde le macchie», ma soprattutto zigzaga tra i possibili “tranelli” di tutti i compagni di viaggio, marito compreso, il diplomatico di successo Hal (il fascinoso Rufus Sewell) che non si rassegna al ruolo secondario di “moglie”, e anzi rischia di mettere in ombra le fragili conquiste della consorte. Un’altra battaglia al femminile, e in solitaria, da combattere in un’altra “corte” che manovra il potere.

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