Lavoro nero e caporalato: le nuove piaghe

Giovedì 12 Marzo 2015
Sono molti i settori della produzione - dall'agricoltura ai servizi – in cui il lavoratore, pur lavorando a tempo pieno, resta al di sotto della soglia di povertà. È il caso del lavoro nero, sottopagato o con modalità che implicano la restituzione di parte dello stipendio, solo per fare alcuni esempi. Ci sono poi forme di “caporalato” che non sono più solo nell'agricoltura e al sud Italia, ma che si estendono ovunque, anche in Veneto.
È stato questo il tema del convegno che ha visto la partecipazione di don Albino Bizzotto (Beati i costruttori di Pace), Tiziano Vecchiato (Fondazione Emanuela Zancan), Luciano Greco (facoltà di Economia), Christian Ferrari (Cgil Padova), Marco Lombardo (Libera Padova), Roberto Ongaro (responsabile regionale lavoro Pd).
«Se il lavoro non è più il luogo in cui si realizza la dignità - ha detto Bizzotto -, come si può dare speranza e possibilità di futuro alle tantissime persone che si rivolgono al volontariato per un aiuto e per una possibilità di vita dopo l'emergenza?». «Con questo convegno - ha sottolineato Vecchiato - si porta all'attenzione della comunità padovana un'area di povertà poco conosciuta e preoccupante per gli sviluppi che potrebbe avere. Riguarda lavoratori sottopagati che operano soprattutto nella logistica e nei servizi della mobilità delle merci. Ricevono un basso salario e spesso sono ostaggio di chi offre loro servizi (come alloggio e microcredito)».
«Lo sfruttamento rappresenta un meccanismo di contenimento di costi di produzione ma anche, forse soprattutto, un canale di collegamento tra economia criminale e economia legale – ha evidenziato Greco -. Lo sfruttamento, anche nelle zone industriali, è un canale di impiego dei capitali da riciclare, di sfruttamento dell'immigrazione illegale».
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