Carabiniere investito, la Procura
non chiederà il tentato omicidio

Martedì 24 Febbraio 2015 di Giuliano Pavan
Carabiniere investito, la Procura non chiederà il tentato omicidio
29

TREVISO - Non è stato un tentato omicidio.

La Procura di Treviso ha analizzato le fonti di prova prima del processo per direttissima nei confronti dei tre albanesi arrestati sabato notte nel loro covo di via Don Milani, in città, e ha deciso che non avrebbe potuto sostenere quell'accusa in tribunale.

Sarebbe impossibile infatti provare la volontà di uccidere dell'uomo alla guida dell'auto che ha investito il brigadiere Maurizio Biasini. E anche nel caso in cui gli inquirenti avessero preso la decisione opposta, l'accusa sarebbe caduta in aula, in quanto le ferite riportate dal militare, seppur gravi, non avrebbero mai messo in pericolo la sua vita, per cui il reato sarebbe risultato comunque non configurabile.

Per questo il 34enne Bledian Bega, il 33enne Bleda Noka e il 39enne Lavdim Neziri, dopo aver ottenuto un termine a difesa chiesto dai loro legali, gli avvocati Giorgio Pietramala di Venezia e Francesca Mavilla di Bologna, torneranno di fronte al giudice a metà marzo e saranno chiamati a rispondere sì di una lunga lista di reati - ricettazione (sia dell'auto rubata sia della refurtiva), furto aggravato, lesioni gravi (nei confronti del brigadiere Biasini) e resistenza a pubblico ufficiale - ma non di tentato omicidio.

Quelle contestazioni comunque prevedono pene, in caso di condanna, comprese fra i 3 e i 7 anni di reclusione. A giocare un ruolo decisivo nella quantificazione della pena, oltre al numero di furti che verranno attribuiti alla banda (si ipotizza una cinquantina di colpi), saranno anche le scuse rivolte al carabiniere investito e il concreto risarcimento del danno per il quale i tre imputati si sono detti disponibili.

IL GENERALE. «Le chiacchiere contano zero, voglio vedere i fatti. Sono stanco di visitare carabinieri feriti». Non usa giri di parole il generale Maurizio Mezzavilla, comandante della Legione carabinieri del Veneto, per commentare il "ravvedimento" dell'investitore del brigadiere Maurizio Biasini.

Ieri erano arrivate le scuse e la promessa del risarcimento, ma il generale Mazzavilla non fa sconti: «Prendo atto, ma spero sia un ravvedimento operoso: io alle chiacchiere antepongo da sempre i fatti e voglio vedere solo quelli».

LA CURIOSITA'. Nel frattempo la vicenda si è arricchita di un nuovo particolare: si è appreso infatti che la notte del blitz dei carabinieri in via Don Milani, un'inquilina del palazzo è rimasta per diverso tempo chiusa nel proprio garage. La donna era scesa nel seminiterrato per prendere la propria auto. Una volta sentito il trambusto, per paura, ha chiuso il basculante, restando intrappolata. Nessuno pare essersi accorto di lei, tanto che sono stati i pompieri a dover intervenire per farla uscire dal box. Non è escluso che possa anche venire chiamata a testimoniare in aula.

Ultimo aggiornamento: 14:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci