Quando l'unica ricchezza
è la solidarietà degli amici

Mercoledì 14 Gennaio 2015
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Caro direttore,

le scrivo perché ho bisogno d’aiuto. A 81 anni non suscito né l’interesse, né l’attenzione di qualcuno. Vivo a Marghera, in una casa assegnatami dal Comune di cui pago regolarmente l’affitto che consiste in 50 euro mensili. Percepisco un assegno di 500 euro al mese e per questa ragione non arrivo a pagare le bollette di luce e gas. Non posseggo una caldaia, vivo al freddo, non cucino perché utilizzo un fornelletto ad alcol solo per scaldare l’acqua che mi serve per lavarmi, e siccome i sanitari non sono funzionanti, la prelevo dalla cucina. Ho segnalato all’assessorato il mio disagio o meglio, il degrado in cui vivo, aggravato dalle mie condizioni fisiche, non solo dovute all’età ma anche ai postumi di un ictus che mi ha resa claudicante. L’alternativa offertami è stata quella di finire i miei giorni in un ospizio, che non saprei neanche come fare a pagare. Vede, gentile direttore, qui a Marghera c’è tanta solidarietà, mi sono fatta degli amici, con loro parlo, mi offrono il cappuccino e sto al caldo, non vengo cacciata dal bar in cui vado e mi trattano con gentilezza; non voglio allontanarmi da loro che non mi fanno sentire sola. Perché è la solitudine che mi spaventa, mi terrorizza, è questo che mi spinge a cercare ancora aiuto anche se sono anziana, ma probabilmente fa più notizia aiutare una famiglia straniera o forse si ritiene più utile, perché loro hanno aspettative di vita che io non ho più. Ma la mia generazione, segnata dalle controversie del nostro Paese, ha dato molto o almeno ha tentato di farlo, ha seguito alternanze, cambi di governo e relative crisi economiche e sociali, è cresciuta con la guerra, ha sofferto, ricostruito, pregato. Oggi, a quest’età, ci lasciano tutti così che più soli non si può e non si sa a che porta bussare, tanto non se ne apre una. Mi sento ridicola a questa età, ma mi sento proprio orfana di un Paese che mi ha dimenticata e che io amo ancora.




Rita Inguanotto

Marghera (Ve)





Cara signora, ci sono lettere che non hanno bisogno di avere risposte, ma solo di essere pubblicate. Per far riflettere e pensare. La sua è una di queste. Spero solo che questo nostro piccolo gesto le consenta di sentirsi un po' meno sola.

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