VICENZA - Vincenzo Riboni ha detto addio al San Bortolo. Il primario del pronto soccorso dell'ospedale di Vicenza si è licenziato prima di Natale. Sarebbe andato in pensione a marzo del prossimo anno, ma ha preferito lasciare prima l'attività. Negli ultimi tempi il nome dell'ex primario era stato associato alla gara delle cannule nel suo reparto: lui stesso aveva denunciato 8 persone, di cui 2 medici e 6 infermieri. Uno scandalo che aveva fatto scattare le indagini dell'Ulss 6 e, poi, la sospensione di Riboni, il quale, secondo l'azienda sanitaria, «aveva prodotto delle dichiarazioni non veritiere nell'ambito di un procedimento interno ufficiale, comportamento scorretto e lesivo sanzionato secondo il codice disciplinare».
Ora il tribunale del lavoro, a cui il medico aveva fatto ricorso, ha fatto sapere che l'interessato non doveva essere sospeso in quanto l'ospedale avrebbe dovuto prima attendere la decisione dei giudici. Sulla vicenda, Andrea Bottega e Andrea Gregori, rispettivamente segretario nazionale e provinciale del Nursind, sindacato degli infermieri, commentano: «Non entriamo nel merito della sentenza perché non l'abbiamo letta. E' comunque un'ordinanza generosa. Riboni non ha detto la verità su quanto accaduto. Perché il verbale non è stato redatto da una segretaria, ma dallo stesso medico? L'ex primario a nostro giudizio non ha riportato fedelmente i fatti, come ha appurato la Asl». C'era stata una registrazione "segreta" dell'incontro tra primario e infermieri, da cui era emersa questa particolarità. Ora secondo il giudice del lavoro il primario aveva incolpevolmente frainteso le dichiarazioni degli infermieri, e la sua sospensione (sanzione Ulss) non fu legittima. Il giudice ha fatto pagare le spese della causa all'Ulss.
Ma ora Riboni si è licenziato. E quanto al licenziamento, il Nursind azzarda un'ipotesi: «Il 28 dicembre Riboni sarebbe stato valutato da un collegio tecnico. Accade a tutti i primari che, periodicamente, vengono sentiti da una commissione che esamina il loro operato. A quanto pare Riboni ha preferito sottrarsi. Un giudizio negativo, secondo noi, avrebbe potuto avere conseguenze economiche». Resta il giallo sul nuovo primario del pronto soccorso. Non è escluso che venga scelto quello dell'ospedale di Arzignano, considerato che da gennaio Ulss 6 e 5 verranno unificate.
Per gli infermieri quello che si apre sarà un anno pieno di incognite. Innanzitutto, ammette Bottega, c'è un blocco contrattuale che da 7 anni paralizza le riorganizzazioni. Poi c'è la cronica carenza di personale. L'Ulss 6 conta 1.400 infermieri, ma ci sono decine posti vacanti. Per non parlare della necessità di un concorso, atteso da tremila candidati. Preoccupa poi il problema dei turni. L'organico è costituito in gran parte da giovani donne. «Registriamo almeno 80 maternità all'anno - spiega Gregori - Le sostituzioni vengono fatte con il personale già in servizio. Ci sono 3 milioni di euro di straordinari non pagati». Infine il problema delle sale operatorie usate più di 10 ore al giorno: «E' più importante - conclude Gregori - la qualità rispetto al numero degli interventi, di cui spesso non si conoscono gli esiti».
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