Il ds dell'Ulss 6: «Gara degli aghi
inesistente, giusto punire il primario»

Giovedì 6 Ottobre 2016 di Giuseppe Pietrobelli
Il ds dell'Ulss 6: «Gara degli aghi inesistente, giusto punire il primario»
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«La cosa più importante è che la 'gara degli aghi' sulla pelle dei pazienti non c'è mai stata. Ma il danno d'immagine che abbiamo subìto è stato notevole». Giovanni Pavesi, direttore sanitario dell'Ulss 6 di Vicenza, ha deciso di parlare. E spera che sarà l'ultima volta, sul caso di supposta malasanità al pronto soccorso del San Bortolo che da mesi sta tenendo banco. Proprio ieri è arrivata al ministro della Sanità l'ennesima interrogazione (presentata da Daniela Sbrollini, deputata del Pd), che invoca un’ispezione dopo la condanna disciplinare del primario, Vincenzo Maria Raboni, che denunciò il comportamento di medici e infermieri. Ed è questo il punto di partenza di Pavesi.
«Ben vengano gli ispettori, si renderanno conto di come era gestito il reparto. Da anni si era deteriorato il rapporto tra il primario da una parte e medici e infermieri dall'altra. Ciò ha influito sul nascere di un caso che è stato gonfiato».
Però gli infermieri scherzavano alludendo a una gara a chi infilava l'ago più grosso.
 
«Comportamento sicuramente inopportuno, ma poi ridimensionato. Noi avevamo aperto il procedimento disciplinare a carico di otto operatori del Pronto Soccorso in base a una richiesta del primario che aveva trasmesso il verbale di un incontro da lui organizzato con quei collaboratori per far luce sullo scambio di messaggi in una chat privata che contava oltre 40 partecipanti».
Più di metà del reparto.
«Già questo dimostra che non si poteva trattare di atti reali. Eppure nel verbale si attribuivano ad alcuni operatori ammissioni di responsabilità nella pianificazione e realizzazione della 'gara degli aghi'. Invece i dipendenti hanno disconosciuto le dichiarazioni loro attribuite e hanno prodotto la registrazione».
Risultato?
«Non avevano confessato nulla, anzi avevano negato fermamente ogni coinvolgimento in una gara ai danni dei pazienti. Erano solo battute scherzose riferite a una discussione avvenuta la sera prima tra colleghi sulle abilità nel reperire gli accessi venosi».
Accuse ridimensionate?
«Dopo un'approfondita istruttoria non è emerso alcun elemento. D'altra parte non erano arrivate segnalazioni da parte degli utenti di comportamenti anomali del personale di turno. La nostra ricostruzione non è stata smentita né dal Nas di Padova, né dagli ispettori della Regione Veneto: non c'erano lacune o contraddizioni».
Praticamente nessuna conseguenza per medici e infermieri.
«Anche gli ordini professionali non hanno ravvisato censure».
E quindi avete regolato il conto con il primario.
«Non c'è stato alcun intento di tipo punitivo, ma un atto dovuto in seguito a una denuncia (del sindacato infermieri Nursind, ndr). A fronte delle discordanze tra il verbale del dottor Riboni e le dichiarazioni degli operatori, abbiamo contestato le false dichiarazioni rese nell'ambito di un procedimento disciplinare, punite fino a 15 giorni di sospensione dal servizio e dallo stipendio».
Alla fine i giorni sono stati 10, per un primario a fine carriera che ha gestito il reparto per 24 anni. Non una pena lieve.
«Voglio essere sereno, eppure la sanzione trova giustificazione in molte ragioni. Prima: le ammissioni di responsabilità indicate nel verbale del primario sono state smentite in modo inequivocabile dalla registrazione audio dei colloqui. Secondo: la ricostruzione dei fatti riportati nel verbale configurava, se accertata, un illecito penale da parte degli operatori».
Quindi siete stati depistati.
«E' questo il punto.

Il verbale contenente le 'ammissioni di colpevolezza' ha condizionato la formulazione delle contestazioni nei confronti degli otto dipendenti con fattispecie disciplinari di particolare gravità. E in nessun momento, fino alla conclusione dei procedimenti disciplinari, il dottor Riboni, che ben conosceva la gravità degli addebiti formulati nei confronti dei propri collaboratori, ha ritenuto di riformulare o chiarire il contenuto del verbale a loro carico».

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