«La vera auto elettrica è veneta
ma mi toccherà produrla in Cina»

Martedì 8 Novembre 2016 di Giuseppe Pietrobelli
«La vera auto elettrica è veneta ma mi toccherà produrla in Cina»
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VICENZA - L’uomo che ha ideato e vuole produrre quella che definisce “la prima vera auto elettrica al mondo” ha un piccolo problema. Non trova nessuno, in Italia, disposto a finanziare non tanto il progetto, che è giunto ormai al quarto prototipo, ma il programma industriale per sfornare qualche decina di migliaia di vetturette a costi da discount che consumano come un ferro da stiro. Una sfida economica, ambientale e occupazionale, che fino ad oggi lo costringe a rivolgersi alla Cina, che non solo è pronta a garantirgli 150 milioni di euro in tre anni, ma considera “strategico” il prodotto per una nazione asfissiata dall’inquinamento. Elio Marioni è un settantenne toscano che il suo Eldorado se lo è costruito a partire da Dueville, nel Vicentino. Adesso ha stabilimenti in mezzo mondo con il marchio Askoll, seguito da un numero che indica la successione delle sue creature imprenditoriali. Dal Brasile al Messico, dalla Slovacchia alla Cina, tra motori elettrici, motorini elettrici, biciclette elettriche, è un leader. Da tre anni accarezza il sogno dei sogni, che sta però impattando contro il sistema-Italia.

Di cosa si tratta?
«Di una rivoluzione, la prima vera auto elettrica al mondo, a due posti, al costo di 10 mila euro più Iva. Ha un’autonomia di 200 chilometri, la si ricarica in 5-6 ore. Cento persone stanno lavorando per farla nascere».
Ma di auto elettriche ce ne sono tante.
«La differenza è che quelle adattano modelli tradizionali alla propulsione elettrica, ponendosi problemi altrettanto tradizionali di prestazioni. Per questo i costi sono molto alti. Una Smart costa 25-26 mila euro. Per i prossimi trent’anni non ci sarà la tecnologia in grado di produrre elettricità da installare su un’auto che raggiunga quegli standard, che comportano consumi energetici elevati».
E voi?
«Il nostro obiettivo è un’auto per uso domestico, in realtà un quadriciclo che si può guidare anche a 16 anni come una moto da 125 cc».
Ma le auto vere percorrono molti più chilometri.
«Sbagliato, la percorrenza media del parco-auto europeo è di meno di 20 chilometri al giorno. Noi offriamo un’autonomia di 10 giorni».
Se la proposta è così allettante, perché sta incontrando difficoltà?
«Perché questo è un paese destinato a morire, visto che nessuno è disposto a investire più nulla. Le banche non hanno più un euro, i soldi non li danno, eppure Askoll è la quinta o sesta azienda della provincia di Vicenza. Ci sono tante persone che riferiscono cose sapute di terza o quarta mano, facendo solo chiacchiere su possibili finanziatori. I Fondi sono dei nani in Italia, al massimo offrono cifre che bastano per farsi una piscina in giardino e poi si cullano nell’illusione di triplicare in tre anni quanto investito. Ma qui stiamo parlando di un’industria, che è una cosa seria, non di una speculazione».
E i politici?
«A Renzi ho scritto molte lettere, nessuna risposta. Mi avevano offerto di parlare con lui per 5 minuti a Vicenza, ho rifiutato perché una questione di questa portata non si liquida in poche battute. Ho dato la mia disponibilità ad incontrare parlamentari, idem come sopra. Un ministro all’ambiente del governo Monti l’ho incontrato, dopo 20 giorni lo hanno arrestato».
Visto che l’Italia è così, si è arreso?
«In queste ore presentiamo Èlo all’Eicma di Milano. Sono sempre più convinto che è un oggetto straordinario, realizzato con gusto, rispettoso dell’ambiente, un’opportunità economica e occupazionale. Spero ancora che si faccia avanti qualcuno con i capitali necessari e che capisca la valenza del prodotto».
Se così non fosse, dovrà emigrare in Cina.
«Ho firmato una lettera di intenti con il governo cinese, forse entro fino anno è pronto il testo di un accordo. Lì ho già uno stabilimento, ho trovato un finanziere che mi ha procurato tutti i contatti con il governo e le autorità locali. La differenza con l’Italia è che in Cina le cose accadono, è un paese che si muove, che cresce. Non a caso hanno fatto un mazzo così alle imprese manifatturiere italiane».
Andrà avanti anche lei?
«Certo, sono pronto ad andare in Cina, se non trovo i finanziamenti in Italia».
Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 09:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA