Famiglie pronte alla battaglia per
difendere le case dalla cava

Venerdì 10 Giugno 2016 di Vittorino Bernardi
Cava su contrada Tommasoni

CORNEDO VICENTINO - Una trentina di famiglie di contrada Tommasoni chiedono giustizia, perchè da tempo sono sconvolte dalle lavorazioni della cava di marmo Grolla che incombe sulle loro teste e si sta “mangiando” il colle alle cui pendici sorge l'abitato. La cava della ditta Faba Marmi di Alessandro Faedo opera da anni sul posto, ma la sua attività negli ultimi anni è cambiata come tipologia: viene estratta graniglia e per ridurre in poltiglia il materiale vengono fatte esplodere delle mine con una  frequenza di due-tre serie alla settimana e ciascun ciclo può contare una decina di esplosioni.

La normale vita della contrada è scandita dalle deflagrazioni, con una sirena ad avvisare dell'inizio dei “botti”. Esasperati dei continui boati che per i movimenti tellurici indotti dalla mine causano ingenti danni alle case che presentano ampie crepe, all'esterno come all'interno, i residenti della contrada si sono rivolti allo Studio 3A di Venezia, specializzato a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali a tutela dei diritti dei cittadini. I residenti sono preoccupati anche dei rumori: recenti rilevamenti dell'Arpav hanno rilevato lo sforamento dei limiti acustici diurni. «Abbiamo cercato di aprire un tavolo per trovare  soluzioni - spiega  Ermes Trovò, presidente di Studio 3A - Ma di fronte al muro eretto dalla proprietà e al lassismo delle istituzioni non ci resta che rompere gli indugi e intervenire noi, direttamente». L'obiettivo degli abitanti non è tanto quello di ottenere un risarcimento dei danni materiali subiti dalle loro proprietà e di quelli esistenziali, ma soprattutto di fermare l’attuale stato di cose ponendo dei limiti in ordine alla sicurezza e alla tutela ambientale per l'impattante attività di cava.

«L'8 marzo nella sede comunale di Cornedo abbiamo avuto  un incontro con le autorità competenti, al termine del quale -  conclude  Trovò - gli enti locali (Provincia di Vicenza e i Comuni di Cornedo e Valdagno in primis) si sono assunti impegni di fronte a decine di residenti.

In particolare si era raggiunto l'accordo di riunirsi a stretto giro di posta in un tavolo di concertazione tecnica per perfezionare e comprovare le richieste degli abitanti con l'ottica di migliorare la situazione attuale. Da allora non abbiamo più sentito nessuno: sono passati 3 mesi e non possiamo restare a guardare, non possiamo più accettare che i residenti di contrada Tommasoni vivano in queste condizioni nell’attesa che la montagna crolli». La società non esclude il ricorso alle vie legali, non solo in sede civile ma anche penale attraverso un esposto in Procura.  

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