Ganassin: «Breganze nel bilancio
errore veniale, peggio i rimbrotti
della Corte dei Conti su Trevisan»

Martedì 26 Gennaio 2016 di Paola Gonzo
Comune di Rossano

ROSSANO VENETO - Non si esaurisce la vicenda che sta coinvolgendo l'amministrazione di Rossano con continui botta e risposta tra maggioranza, opposizione, consiglieri ed ex assessori. L'ultima gaffe quella del documento di bilancio della città in cui un copia incolla maldestro ha trasformato "Rossano" in "Breganze", vicenda sulla quale ritorna, con tono di giustificazione, l'ex assessore della Lega Paola Ganassin. «Ritengo inconcepibile - afferma la Ganassin - che si sia focalizzata l'attenzione su un errore contenuto nella parte del documento di carattere generale simile per tutti i comuni e, invece non sia stato evidenziato un punto cruciale in quel consiglio comunale dedicato alla delibera della Corte dei Conti su alcune scadenze fondamentali non rispettate dall'ex sindaco Trevisan nel documento di bilancio del 2012 e, cosa ancor più importante, il rimborso per le spese di difesa (più di 125mila euro) per un processo penale che lo ha coinvolto».

Una procedura irregolare per cui, stando alla delibera dell'organo di giustizia, non si sarebbe trattato di un rimborso spese, come dovrebbe essere per legge, ma di un pagamento diretto delle parcelle degli avvocati, spendendo quindi i soldi dei rossanesi senza rispettare l'iter previsto in tale contesto. L'ex assessore ritorna anche sul diverbio con il sindaco Morena Martini avvenuto il 18 dicembre scorso, dal quale era poi scaturito il "licenziamento" da parte del primo cittadino qualche giorno più tardi. «In quell'occasione - specifica la Ganassin - avevo semplicemente chiesto di rinviare la giunta di qualche giorno a causa dell'assenza degli assessori Marinello e Campagnolo, ma la Martini, come al solito, non ha voluto sentire ragioni».

Gli sviluppi sicuramente non mancheranno e, mentre ci si chiede se non sia davvero tempo di nuove elezioni, la Lega, ormai assente dalla giunta comunale, continua a rimanere in consiglio votando «secondo coscienza e per il bene dei cittadini».

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