Al Sinodo si prega per la pace nel mondo e in Terra Santa, si legge in arabo il Vangelo ma finora non c'è stata una presa di distanza collegiale contro il terrorismo di Hamas, formulando una condanna netta.
Ha preferito allargare il campo: «Ci vuole l'aiuto internazionale del mondo che possa dare voce a che riprendano i negoziati tra le due parti. Io spero che tra tutti i paesi arabi e la comunità internazionale si senta questo problema che va affrontato urgentemente per arrivare alla pace. Ci deve essere il rispetto dei diritti umani tra tutti i popoli».
Se le condanne mancano, sono però diffuse le preghiere e le iniziative per la pace. Via zoom, attraverso i social o con i cellulari in una catena spirituale che si allarga sempre di più coinvolgendo fedeli, gruppi, comunità religiose e persino bambini. Karram ha rimproverato i giornalisti per fornire una visione distorta o perlomeno non completa del mosaico di voci che si stanno muovendo in queste ore di guerra. «I giornalisti scrivono cose negative, ma ci sono tante organizzazioni che lavorano per costruire ponti ma nessuno ne parla. Si parla solo di odio, di divisioni e di terrorismo. E ne esce una immagine del popolo che non è poi quella vera perchè c'è tanta gente che vuole costruire ponti. Una mia amica ebrea mi diceva che aveva iniziato a pregare nello stesso orario preciso dei musulmani perchè in questo momenti ci sono tantissime cose che possono dividere ma in quel momento almeno siamo uniti nella preghiera».
Ieri Papa Francesco aveva lanciato un angosciato appello e si rivolge ai terroristi di Hamas chiedendo di «liberare subito gli ostaggi». Poi aveva aggiunto che «Israele ha diritto a difendersi dall'attacco che ha subito».
In serata e a titolo personale è intervenuto con un comunicato il cardinale di Boston, Sean O'Malley con parole stavolta nette e inequivocabili. «La massiccia aggressione militare di Hamas contro lo Stato di Israele e i suoi cittadini rappresenta uno dei momenti peggiori di questa lunga storia. Questo atto di aggressione richiede una chiara condanna in termini umani, morali e legali. Sia lo scopo dell'attacco che i suoi metodi barbari sono privi di giustificazione morale o legale. Non c'è spazio per l'ambiguità morale su questo tema. Resistere a questo tipo di terrorismo e di aggressione è un dovere morale degli Stati che deve essere portato avanti entro limiti morali». O'Malley ripete che come prete non manca e non mancherà di pregare per la pace ed esprimere cordoglio a chi sta soffrendo compreso «alla comunità civile e alle famiglie palestinesi in questo conflitto, perché la morte non è mai limitata a una sola parte in guerra».