«Incontrai Shireen, la prima volta 25 anni fa, quando decidemmo di trasmettere da Betlemme, la messa di Natale.
«La forza di Shireen, era questa sua liberta’ intellettuale, la passione di stare tra la gente e di trasmettere la notizia in tempo reale, e con la sua voce lasciava trapelare l’amore e l’appartenenza alla propria terra, ci aiutava a comprendere e ad entrare nella notizia, perche’ entravamo nella realta’ del fatto di cui parlava. Moltissime donne, in questi ultimi giorni, hanno raccontato di quanto siano state aiutate da Shireen, recitando delle poesie che venivano dal loro cuore. Una donna che ha messo il suo servizio per altre donne in difficolta’».
E ancora: «Una figlia della Palestina, una donna, che e’ stata un simbolo per molte ragazze di intraprendere il giornalismo, in un tempo ed in una situazione medio orientale, non certo semplice per una donna, Shireen e’ diventata una icona del giornalismo».
Padre Ibrahim si rammarica del fatto che a Gerusalemme, il corteo funebre «non ha potuto svolgersi come era desiderio di molti cristiani di portare il feretro in spalla sino in Chiesa, perche’ e’ stato bloccato pesantemente dalla polizia israeliana, facendo barcollare la bara di Shireen, che ha rischiato di cadere a terra piu’ volte e proibendo l’uso della bandiera palestinese. Questi violenti episodi ci hanno rattristato ancora di piu’, perche’ sono stati violati i diritti dei cristiani di mantenere le loro tradizioni nelle celebrazioni, e che non c’e’ stato nessun rispetto dinnanzi al lutto di un popolo. Tutto il mondo ha visto, in diretta televisiva, quanto e’ accaduto, e per Shireen, questo e’ stato il suo ultimo reportage, l’ultimo messaggio che ha voluto lanciare per la Palestina».