Ratzinger, l'imam: «Non l’avevamo capito, ma lavorò a lungo al dialogo con l’Islam»

Yahya Pallavicini: «Dopo Ratisbona fu visto come campione della supremazia cristiana: non era vero»

Martedì 3 Gennaio 2023 di Franca Giansoldati
Ratzinger, l'imam: «Non l’avevamo capito, ma lavorò a lungo al dialogo con l’Islam»

«Dal punto di vista umano è certamente una perdita, ma non lo è il suo lascito che non andrà perduto. Benedetto XVI ha saputo impostare e strutturare la base del dialogo tra musulmani e cristiani sotto il profilo filosofico, insistendo sul rapporto tra la fede e la ragione, entrando nelle dinamiche proprie della formazione collettiva e individuale». L’Imam Yahya Sergio Pallavicini, presidente della Coreis e da poco presidente del Consiglio dei Musulmani d’Europa riflette sulla morte del Papa emerito e ripercorre gli anni del pontificato di Ratzinger segnati dall’incidente di Ratisbona.

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Il discorso sull’Islam fatto all’università di Ratisbona e quella citazione dotta su Maometto ma evidentemente fuori luogo tanto da incendiare a catena il mondo islamico fu una ferita. Cosa ricorda di quel periodo?

«Rammento che vi furono due blocchi alimentati da una parte dall’incomprensione (quella citazione non fu compresa in quel contesto) e dall’altra dall’interpretazione faziosa.

Ricordo che da Islamabad al Cairo le comunità islamiche scesero per strada, vedevano Ratzinger come se fosse il campione della supremazia cristiana e fosse pronto per una crociata contro l’Oriente e l’Islam. Naturalmente non era vero. Ma le reazioni popolari furono disordinate e la gente semplice non aveva compreso nulla della portata di quella lectio magistralis che insisteva sul bisogno di frenare l’estremismo attraverso il potenziamento del rapporto tra la fede e la ragione». 

E lei che cosa fece?

«Ho lavorato molto con le istituzioni islamiche e i teologi musulmani per fare comprendere che si era trattato di una incomprensione. Rammento che vi erano personalità spiazzate, poi razionalmente la questione fu inquadrata per quello che era. Non era una contrapposizione e nemmeno una manifestazione di superiorità. In ogni caso, in quel periodo, anche il mondo musulmano era orientato a un trionfalismo pan arabo».

Quindi da quello scivolone ne è nata una cosa buona...

«Credo che Ratzinger ci abbia insegnato davvero molto, soprattutto a interpretare razionalmente il più importante problema religioso. Era un campione nel far capire che le cose non sono né semplici, né superficiali. Serve approfondimento, pazienza, misura, dedizione e amore per l’ascolto».

Che rapporto aveva con lui?

«Buono, sì davvero molto buono. Ci siamo incontrati diverse volte, sempre in occasioni ufficiali ma sono stato onorato di essere nella prima delegazione di musulmani che aveva ricevuto a Castel Gandolfo agli inizi del pontificato dopo la lectio di Ratisbona. Riuscimmo ad avviare un bel discorso sulla filosofia occidentale e la teologia musulmana».

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