La bara di cipresso con il corpo di Benedetto poggiata sul sagrato e intorno un funerale da 50mila persone degno di un principe della Chiesa e senza quelle sgrammaticature pop e quella retorica andante che farebbero torto all’Emerito.
Mattarella e Meloni non arrivano al sagrato passando dalla piazza, entrano da dietro, attraversando la basilica di San Pietro. Ma il capo del governo è inseguito da incoraggiamenti: «Che Dio vi assista». E quando si tratta di cantare il coro dell’alleluia-alleluia-alleluia, lo sussurra anche Meloni chiusa nel suo cappotto scuro e avvolta nel coprispalle grigio - oddio, l’umidità: e infatti Crosetto arriva con Giorgetti che maneggia un rosario mentre lui ha uno zuccotto in testa, ma non quello dei cardinali perché è blu e il filosofo ex presidente del Senato, Pera, ha la scoppola - e con Giorgia c’è quasi l’intero governo. I due presidenti conversano, ma ovviamente non di politica in un’occasione così solenne e di tipo storico-religioso. Mentre i ministri ci sono quasi tutti: Tajani e Sangiuliano, Lollobrigida con la moglie Arianna Meloni, Bernini, Nordio, Roccella, e il sottosegretario a Palazzo Chigi, Mantovano, e tanti esponenti del centrodestra (da Gasparri a Malan, da Cesa a Tremonti). E ancora: i dignitari della Repubblica come Gianni Letta, come Casini che è uno dei primi ad arrivare, come Draghi. Il quale a chi gli chiede qualcosa risponde: «Non banalizziamo un evento così importante parlando della solita politica». SuperMario di politica, evidentemente alta, comunque parla e lo fa a lungo con Giorgetti, suo ex ministro e l’unico tra i ministri del passato governo che gli dava del tu.
E la sinistra? Qualcuno in piazza crede di riconoscere il segretario del Pd - «Ragazzi, quello è Letta!», grida un seminarista ai suoi confratelli - e invece no: trattasi di un tizio alto e semi-pelato come l’Enrico ma non è lui. Uno dei ministri osserva: «Apprezzo l’assenza della sinistra. Non vuole essere ambigua o ridicola, non c’è perché non ha mai amato Ratzinger e ora ha il coraggio di dirlo». Il che però non vale per il sindaco di Roma: Gualtieri c’è, eccome. Ed è incoraggiato da chi, nella piazza, lo riconosce.
Alla sinistra di Meloni nelle postazioni laico-istituzionali (dietro c’è Lorenzo Fontana, presidente leghista e ultra-cattolico della Camera) spiccano la regina del Belgio (Mathilde) e la regina madre spagnola ma greca di nascita, Sofia. Ed è impossibile non notare un particolare che riguarda il dress code: soltanto Mathilde indossa una sorta di “alta uniforme”, con abito nero lungo e velo. Al contrario di tutti gli altri che sono “in borghese”. E comunque, la titolare di Palazzo Chigi osserva e lo scrive pure sui social: «Benedetto è stato un illuminato teologo, che ci lascia un’eredità spirituale e intellettuale fatta di fede, fiducia, speranza». I polacchi sfoggiano presidente e premier. E anche gli ungheresi, con Orban uber alles. C’è il ministro francese Darmanin in rappresentanza di Macron, l’ambasciatore americano Donnell presso la Santa Sede a nome del cattolicissimo Biden e i tedeschi al massimo grado: sia il presidente Steinmeier sia il premier Scholz (con cui Meloni s’intrattiene un po’: parlano di gas?) sia il leader dei popolari Weber con cui Giorgia s’incontrerà nel pomeriggio a Palazzo Chigi (l’avvicinamento Ppe-Riformisti e Conservatori presieduti da Meloni in Europa potrebbe sostituire sull’onda dello scandalo Qatar l’alleanza tra cattolici e socialisti). E i leader religiosi: di tutte le fedi possibili e immaginabili.
IL TRAGITTO
Quando la bara, alle 8,50, appare sulla piazza c’è il primo applauso. Il Salve Regina, il requiem, il Kyrie eleison, il suono delle campane a morto all’arrivo della salma, l’entrata in scena di Francesco in carrozzella, lui che poi prende in mano la croce e recita l’omelia, il corteo dei cardinali, la magnificenza della prospettiva di Roma dal sagrato al fiume con una strana luce di sole pallido: tutto contribuisce al fascino spettacolare e spirituale di questa giornata. Se non fosse che non il diavolo, ma l’Italietta, che forse è peggio, ci mette la coda. Qualcuno ha venduto i posti in Vaticano. Perché mentre risuona nella piazza il Sanctus Dominus Deus, si scatena una specie di zuffa tra alcuni seminaristi che avevano occupato le sedie e alcuni turisti che le rivendicano come proprie: «Le abbiamo prenotate e pagate on line, quei posti sono per noi», dicono gli sventurati. Vengono chiamati i gendarmi vaticani. E si scopre la truffa: sono stati venduti su Internet - da chi? da Totò? dai soliti ignoti? da qualche miscredente nemico della cristianità? - biglietti falsi per un evento che naturalmente è gratis.
Ma la truffa non sporca la sacralità. Tra palco e platea, molti ricordano che fu Ratzinger - l’uomo ora nella cassa di legno grezzo - a celebrare le esequie del suo predecessore Wojtyla ed è adesso lui a prendere il posto di Giovanni Paolo II pochi metri qui sotto, nelle Grotte Vaticane, tra i 62 sepolcri di papi che affollano i sotterranei di San Pietro e ieri hanno accolto questo nuovo ospite in una fossa di un metro e settanta. Quella appunto dove riposava Wojtyla (accanto c’è il sarcofago di Pio VI Braschi) che nel frattempo è diventato santo ed è asceso al livello superiore della basilica lasciando spazio al suo antico sodale e successore. E comunque, alle 10,40 la bara viene riportata dentro, tra le grida della piazza: «Santo subito». E l’impressione che la cerimonia esprime è quella della sobrietà, di un evento in cui nessuno finge estasi o esagera nella commozione pubblica. A cominciare da Francesco, misurato e sincero. Osserva Casini andando via: «Le parole del Papa sono state molto sentite e molto toccanti. E la cerimonia ha dimostrato il seguito che Benedetto ha avuto. Dopo la morte, si è capito di più quanto fosse silenziosamente amato da un popolo che in questi giorni si è riversato spontaneamente a omaggiarlo». Ecco anche il ministro Sangiuliano mentre scende le scalinate di San Pietro: «Abbiamo appena vissuto una inedita fusione di sacralità religiosa, filosofia e storicismo. Benedetto del resto è sempre stato un unicum».
Il non attaccamento al potere dimostrato da Benedetto è un altro lascito che la destra di governo, a cominciare da Meloni, dice di voler assumere. Ma chissà. Intanto, l’ultimo tragitto in terra dell’Emerito è stato quello dalla basilica al sagrato e dalla piazza alle Grotte Vaticane. Se Ratzinger diventerà santo, risalirà in superficie. Per ora, riposa lì sotto mentre Roma, improvvisamente ripopolatasi per lui, si svuota un’altra volta aspettando la Befana.