Betlemme città fantasma, il parroco: «Bambini traumatizzati, operatori turistici rovinati, c'è solo disperazione»

Padre Rami assieme ad altri parroci della Terra Santa hanno scritto a Biden

Martedì 19 Dicembre 2023 di Franca Giansoldati
Betlemme città fantasma, il parroco: «Bambini traumatizzati, operatori turistici rovinati, c'è solo disperazione»

Solo buio e silenzio. Nemmeno una lucina, un ornamento, una musica nella piazza della Mangiatoia. Sono scomparse le  luminarie degli anni passati che erano appese alle case, nei vicoli, i tradizionali festoni e pure la musica dei cantori. Betlemme sembra una cittadina fantasma e piange la guerra. I frati si preparano alla messa solenne della notte di Natale. Intanto si prega sommessamente per il cessate il fuoco e per il rientro dei rapiti israeliani. «Le feste religiose non sono state soppresse perchè ora più che mai abbiamo bisogno del Natale. La gente ha sete di speranza per attingere forza spirituale e sopportare una situazione terrificante». Padre Rami Asakhrie, francescano, parroco di Betlemme, (www.bethlehemparish.org) prova a infondere fiducia alla sua piccola comunità che, anno dopo anno.

Chi può lascia la regione. «Mai vista una cosa simile, nemmeno in passato. La disperazione regna ovunque, come la paura. Non potete nemmeno immaginare quanta paura ci sia in giro». 

Come sarà il Natale?

«La nostra gente è abbattuta, affranta, allarmata. Almeno le celebrazioni nessuno le può togliere. Quello si vede genera angoscia anche perché la guerra può arrivare in Cisgiordania. Si teme persino che possa crollare l'autorità civile e la polizia che mantengono disciplina e ordine. La situazione economica è precipitata, non si vede un futuro. Chi aveva un lavoro lo ha perso oppure non ha i permessi per andare in Israele, sono stati cancellati. Sulle tavole sono sparite tante cose. C'è gente che comincia a fare la fame»”. 

Cosa state facendo in parrocchia?

«Facciamo quel che possiamo. Aiutiamo tutti senza fare distinzioni. C'è tanta sofferenza. Anche chi era impiegato nel governo locale ora riceve solo metà salario: l'autorità palestinese fatica a far fronte ai pagamenti. C'è però una cosa che osservo e non mi fa dormire”

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Quale?

«La reazione dei bambini. Gli effetti psicologici della guerra si ripercuotono su di loro. E' impressionante il prima e il dopo. Nelle nostre cinque scuole che continuiamo a tenere aperte i più piccoli sono palesemente traumatizzati. Hanno perso il sorriso, portano con sé la disperazione delle loro case dove non entrano più soldi». 

Chi bussa alla porta della vostra parrocchia?

«Oggi per esempio mi è venuto a trovare un uomo che prima della guerra era considerato ricco, vendeva souvenir. E' uno dei tanti che in primavera aveva fatto investimenti per acquistare prodotti da vendere in base al flusso turistico previsto. Alberghi e strutture erano prenotate ed erano al completo per tutto il 2025. In questo periodo la moglie si è ammalata di cancro e sta facendo cure costose non coperte dall'assicurazione. Oggi quell'uomo non sa come fare la spesa. E' solo un esempio ma ne potrei fare decine e decine». 

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Avete fatto anche voi un presepe con le macerie di Gaza?

«Assolutamente no. La nostra Natività è tradizionale. L'idea di quel presepe con le macerie è venuta ad un pastore luterano di Gerusalemme. Io penso che la Chiesa cattolica debba continuare a mostrare la rappresentazione classica di Gesù che significa gioia e non la cattiveria degli uomini» 

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I parroci della Terra Santa hanno inviato di recente una lettera al presidente Biden...

«E' un appello che risale a qualche tempo fa, siglato da cattolici, protestanti, ortodossi per chiedere al Presidente di far cessare le armi, di far prevalere la diplomazia, i negoziati. I bambini palestinesi e i bambini israeliani si meritano un mondo migliore e non vivere con la paura incorporata». 

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«Preghiamo che possano tornare tutti a casa sani e salvi». 

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Cosa vede in futuro?

«Al presidente Biden lo abbiamo scritto: dopo questa guerra resterà sul terreno una quantità di odio da ambo le parti che farà alimentare un ciclo di vendette mai visto, proprio mentre tutti hanno bisogno di vivere in sicurezza e in pace. La guerra non è la soluzione». 

Hamas può essere sradicato?

«Hamas governava Gaza, ed è cosa ben diversa da Fatah. Le ideologie, anche quelle più distruttive, non si sradicano mai con la violenza, ce lo insegna la storia. Il rischio è che questa spirale di odio porti altri guai. L'odio porta solo altro odio».

Ultimo aggiornamento: 20:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA