Da Papa Francesco il premier ucraino Smyhal, colloquio alla vigilia del viaggio di Bergoglio da Orban in Ungheria

Giovedì 27 Aprile 2023 di Franca Giansoldati
Da Papa Francesco il premier ucraino Smyhal, colloquio alla vigilia del viaggio di Bergoglio da Orban in Ungheria

Città del Vaticano  - Un incontro di cortesia durato una mezz'ora esatta, giusto il tempo per un saluto e uno scambio di informazioni sugli ultimi sviluppi della guerra: il primo ministro dell'Ucraina, Denys Smyhal, è arrivato stamattina in Vaticano insieme alla sua delegazione per l'udienza in programma con papa Francesco.

Il colloquio con il Papa si è avvalso di un interprete. In dono ha portato alcune spighe di grano ucraino e un album di fotografie che documentano la violenza degli aggressori russi. Successivamente c'è stato anche un colloquio a parte, come è di prassi, col cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.«Ho invitato il Papa a visitare l'Ucraina e ad aiutarci a riportare in Ucraina i bambini, alcuni dei quali orfani, che sono stati trasferiti con la forza, principalmente in Russia» ha detto il primo ministro ucraino.

Le autorità di Kiev stimano che più di 16.000 bambini ucraini siano stati "rapiti" e portati in Russia dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, molti dei quali si ritiene siano stati dati in affidamento. Mosca respinge queste accuse, affermando di aver "salvato" i bambini ucraini dai combattimenti e di aver predisposto procedure per ricongiungerli alle loro famiglie. Il 17 marzo, la Corte penale internazionale (CPI) ha emesso un importante mandato di arresto per il Presidente russo Vladimir Putin, «presunto responsabile del crimine di guerra della deportazione illegale di minori ucraini dalle aree occupate dell'Ucraina alla Federazione Russa».

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Smyhal, in Italia per aver partecipato alla Conferenza bilaterale per la ricostruzione del suo Paese, non poteva non includere -  per rispetto sia verso il Pontefice che dell'Ordine di Malta, quest'ultimo impegnato in modo massiccio sul fronte umanitario - un appuntamento al di là del Tevere. Lo scambio di informazioni tra il Papa e il premier ucraino servirà certamente a Bergoglio in vista del suo imminente viaggio internazionale, visto che domani partirà per l'Ungheria, nazione che condivide una parte dei suoi confini proprio con l'Ucraina, ospitando centinaia di migliaia di profughi e dove il presidente Viktor Orban da tempo mantiene un corridoio diplomatico aperto con Mosca. 

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In questi mesi, in un quadro diplomatico ancora incerto, è di nuovo sfumata l'ipotesi di mediazione del Vaticano nonostante la disponibilità papale reiterata diverse volte. Solo alcuni giorni fa l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, nel suo intervento pronunciato in Liechtenstein nel corso della conferenza «La diplomazia e il Vangelo» ha escluso definitivamente questa ipotesi: «Purtroppo malgrado tutti gli sforzi del Santo Padre e della Santa Sede, ancora non si è aperto uno spiraglio utile per favorire una mediazione di pace tra la Russia e l'Ucraina». 

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«A volte la situazione geopolitica è talmente differenziata e polarizzata, colma di frantumazione di ogni legame, che ogni riassestamento diventa estremamente difficile. Non dimentichiamo, poi, che spesso sono i flussi di denaro e di armi che sostengono e alimentano i conflitti. Come è possibile - ha domandato Gallagher - reclamare comportamenti corretti, se si continua ad approvvigionare le parti in conflitto con le armi?». A tale proposito, «la Santa Sede sostiene una diplomazia che deve riscoprire il suo ruolo come portatrice della solidarietà tra le persone e i popoli come l'alternativa alle armi, alla violenza e al terrore. Una diplomazia che si fa vettore di un dialogo, di una cooperazione e di una riconciliazione, che subentrano al posto delle rivendicazioni reciproche, delle opposizioni fratricide, dell'idea di percepire altri come nemici o di rifiutare totalmente l'altro». Gallagher ha poi invitato a sperare in un miracolo: «Anche se al momento non sembrano esserci spiragli di apertura per eventuali negoziati non bisogna mai perdere la speranza e, soprattutto i credenti in Cristo, devono mantenere vivo l'ideale della pace e la fiducia in Dio che questa guerra finirà, anche se non sarà la fine immaginata dal presidente Zelensky o dal presidente Putin». 

La situazione in Ucraina è stata al centro, due giorni fa, anche dell'incontro tra il Papa e i cardinali che lo aiutano a governare e fanno parte del cosiddetto C6. 

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