Prove di disgelo dopo le tensioni di questi giorni tra Papa Bergoglio e don Georg Gaenswein. Complice la mole di pratiche ancora aperte da affrontare, legate all'uscita di scena di Benedetto XVI. Si tratta della destinazione degli effetti personali che lo hanno seguito durante il trasloco dal Palazzo Apostolico al Monastero Mater Ecclesiae, compresa la sterminata biblioteca di volumi filosofici e teologici, l'amata collezione di spartiti musicali oltre ad altri oggetti densi di ricordi affettivi. Senza contare le decisioni sulla destinazione dei beni materiali che il defunto possedeva in Baviera, compresa la modesta casa di famiglia. Le carte invece no, quelle verranno tutte distrutte.
Chi sta sbrigando questa mole di pratiche, nel rispetto delle volontà testamentarie, è la figura che più di tutti ha seguito Ratzinger negli ultimi vent'anni: il fidato segretario personale monsignor Georg Gaenswein, al centro di una rovente polemica con Papa Francesco.
RISPETTO
Ieri mattina Bergoglio lo ha ricevuto in udienza. Un lungo faccia-faccia che ha aiutato a chiarire le cose, far abbassare l'intensità della bufera e ripristinare un clima di collaborazione anche in vista delle parecchie questioni ancora aperte.
L'incontro è stato inserito nell'agenda papale di mattina presto, prima del discorso al Corpo Diplomatico.
Naturalmente queste osservazioni hanno sollevato un'ondata di critiche da parte di diversi cardinali poiché finiscono per ampliare il fossato tra l'ala bergogliana e quella ratzingeriana della Chiesa. Lo stesso Francesco, domenica all'Angelus, ha lanciato un richiamo all'unità interna, per evitare dissidi e fratture, chiedendo di smetterla con il chiacchiericcio, il gossip, il taglia-e-cuci. Di fatto le due fazioni si sono ciclicamente scontrate durante questi dieci anni di convivenza dei due Papi. Era fisiologico.
OCCUPAZIONE
Cosa si siano detti nel dettaglio Bergoglio e Gaenswein non è dato sapere tuttavia non è difficile immaginare che, a corredo del chiarimento, vi sia anche il futuro prossimo dell'arcivescovo tedesco. Dal 2020 don Georg, infatti, non è più ai vertici della Prefettura della Casa Pontificia. Nel libro ha rivelato lo choc provato quando ebbe il benservito da Francesco e di come il Papa Emerito abbia cercato di fare cambiare idea (senza riuscirci) al suo successore. «Evidentemente non si fida più di me» avrebbe detto Ratzinger. Così a 66 anni l'arcivescovo bavarese ora è in cerca di occupazione. Le scommesse che sono state fatte in questi giorni sono diverse a cominciare da una sua possibile collocazione tra i vescovi tedeschi. Una seconda opzione è a capo di una nunziatura. Qualcun altro suggerisce che vi sarà un posto in curia, magari in qualche cimitero degli elefanti. Inimmaginabile un suo prepensionamento: in Vaticano si va in pensione a 75 anni.