PERUGIA - «Otto euro e 16 centesimi – lordi – per ogni vaccinazione a domicilio.
Sono arrabbiati, i medici di famiglia. Che si sentono «sminuiti, denigrati» dall'accordo fatto a livello nazionale con i medici specializzandi, che a partire dal primo anno della scuola di specializzazione saranno arruolati come vaccinatori. Per il loro contributo, che è volontario, è previsto appunto un compenso orario a carico delle Asl di 40 euro lordi e un incarico a tempo determinato per una durata non superiore a 6 mesi. E davanti alla soddisfazione della Federazione nazionale degli Ordini dei medici («Finalmente sono considerati e trattati come professionisti a tutti gli effetti»), arrivano invece i nervi dei medici di base. «Tutti noi siamo disposti a vaccinare e non ci siamo mai tirati indietro», spiegano i medici umbri dopo aver portato il loro confronto su WhatsApp, appena uscita la notizia: hanno creato un gruppo e da sabato sera dibattono su come far emergere la loro posizione. Soprattutto dei non massimalisti, di quei professionisti quindi che avrebbero sia tempo che desiderio di lavorare anche di più e partecipare al piano vaccinale. «Non capiamo perché non si sia pensato a una partecipazione su base volontaria – chiedono -. Quando abbiamo detto no all'effettuazione dei tamponi, anche a pazienti sintomatici, era perché nessuno ci forniva presidi e garanzie a tutela della nostra salute. Ma la vaccinazione è un'altra cosa, visto che va fatta a chi sta bene. Invece, ci è stata lasciata la parte più complessa, giustamente, come la somministrazione a domicilio dei nostri pazienti fragili e allettati, e ci hanno tolto una mansione, tutta l'altra fetta di persone che potremmo vaccinare anche noi. Se ci avessero dato i vaccini lo avremmo fatto, come sempre». Una protesta, comunque, che non si ferma certamente ai 70 professionisti uniti da WhatsApp in Umbria, ma che è arrivata fino al nazionale, con il vice segretario nazionale Fimmg, Federazione italiana medici di famiglia, Domenico Crisarà che ha commentato così: «Chiamano l'Esercito e la Croce rossa ma non coinvolgono noi che abbiamo immunizzato 13 milioni di italiani contro l'influenza».
I sindacati in Umbria al momento, secondo quanto emerge dalle chat dei professionisti, sembrano stare alla finestra ad aspettare, mentre i medici di base si confrontano e restano in attesa di un segnale. Perché se è vero che i primi dubbi sono sui motivi di un investimento considerato fuori fuoco, dall'altra parte c'è la volontà di restare in prima linea contro un nemico comune.