PERUGIA - «C'è una bomba in tribunale. È per i fratelli musulmani».
Nel frattempo, i cancellieri sono entrati in tutte le aule del tribunale penale, avvisando dell'allarme i giudici. Molti quelli che in quel momento erano ancora in udienza, ma che – va detto – non si sono accalcati all'uscita. Anzi, tra i magistrati c'è chi ha deciso di restare in aula o in ufficio e pure chi ha voluto chiudere i procedimenti in corso prima di uscire. Perché nel frattempo, oltre all'annuncio del paventato pericolo, è arrivato anche l'ordine di evacuare il tribunale penale, tra quel dedalo di aule e stanze tutte da controllare.
Così la maggior parte dei presenti, tra magistrati, dipendenti e avvocati si sono riversati nella piazzetta rossa dell'ex Enel. «Sembra una riunione di istituto», si è scherzato tra le sessanta persone presenti, rimaste lì a lungo, approfittando di un'inaspettata pausa pranzo prolungata. Per dire, che l'allarme è scattato, ma la situazione è rimasta decisamente tranquilla in via XIV Settembre, con la convinzione di tutti si sia trattato di uno scherzo di pessimo gusto. Nel frattempo, però, super lavoro dei carabinieri, che con un team di artificieri ha controllato il tribunale.
Ancora meno timore in piazza Matteotti, dove solo le auto di carabinieri e guardia di finanza hanno lasciato intendere un qualcosa di diverso rispetto al solito, con i bar e ristoranti della vecchia piazza del Sopramuro che hanno continuato a servire i pranzi come sempre. Il procuratore generale Sergio Sottani infatti non ha ritenuto necessario evacuare il palazzo che ospita Corte d'appello e procura generale. Segnale – considerando invece la grande agitazione dello scorso novembre per un allarme bomba simile, ma evidentemente più credibile, tra evacuazione, area transennata e locali chiusi – di come la telefonata al 112 della persona che, in italiano, ha parlato dell'ordigno è evidentemente sembrata inattendibile. Ma non per questo da sottovalutare, ovviamente, tanto che i militari per ore hanno proceduto a tutti gli accertamenti necessari per far considerare in sicurezza le sedi giudiziarie della città.