PERUGIA - Covid in gravidanza, più complessa la gestione dei casi di donne positive all'interno dei reparti: quasi due su tre non sono vaccinate. È quanto emerge dai dati forniti sabato mattina dalla Regione, che oltre a mettere in luce i rischi ha invitato le donne a un confronto con i ginecologi per valutare i benefici del vaccino quando si ha il pancione.
I DATI
Dall’1 al 28 gennaio - spiegano da Palazzo Donini - nell’azienda ospedaliera di Perugia sono state prese in carico 36 donne incinte covid.
L'EMA
L’assessore Coletto ha sottolineato che «la vaccinazione anti-COVID19 in corso di gravidanza è raccomandata e la cosa è confermata da un recente documento EMA del 18 Gennaio 2022. Inoltre le posizioni ufficiali a livello nazionale circa la vaccinazione nel periodo di gestazione, sono espresse nella circolare ministeriale del 29 settembre 2021. L’AIFA – continua Coletto - richiamandosi ai documenti ministeriali raccomanda la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, con vaccini a mRNA, alle donne in gravidanza nel secondo e terzo trimestre. Relativamente al primo trimestre, la vaccinazione può essere presa in considerazione dopo valutazione dei potenziali benefici e rischi con la figura professionale sanitaria di riferimento. Quindi, è lo stesso team vaccinale (in questo caso vaccinatore e ginecologo) che deve valutare, insieme alla gestante, l’opportunità di vaccinazione nel primo trimestre (non esiste un divieto assoluto) tenendo conto del profilo di rischio della gestante stessa. La vaccinazione anti-SARS-CoV-2 comunque, non è controindicata in gravidanza e qualora, dopo valutazione medica, si decida di rimandarla, alla donna in gravidanza potrà essere rilasciato un certificato di esenzione temporanea alla vaccinazione e sarà sempre comunque necessario avvisare la gestante dei rischi a cui lei ed il nascituro sono esposti ritardando la vaccinazione».
I TIMORI
La presenza dei doppi percorsi all'interno dei reparti di Ostetricia mette a rischio tutti, donne e personale. Parlando dei ricoveri, Coletto ha evidenziato: «La presenza nei reparti di ostetricia di pazienti positive determina una gestione più complessa per garantire percorsi covid e non covid nello stesso reparto, in quanto una partoriente positiva al Covid va ricoverata nei reparti di Ostetricia e ciò comporta un doppio binario per l’assistenza con un aumento di risorse economiche e di personale».