PERUGIA - «È stato mio marito».
Lei, una cinquantenne di origini italiane, una vita normale fuori dalla porta di casa, è stata tranquillizzata e curata con grande sensibilità dai medici. Sul suo viso, diverse lesioni e lividi, che pure volendo – se l'iniziale resoconto venisse confermato dai successivi accertamenti – non avrebbe neanche potuto spiegare in modo diverso: quel dannato sportello, quelle scale ripide o quell'armadio sempre in mezzo ai piedi che spesso le donne usano come scusa quando hanno troppa paura per denunciare.
In questo caso, poi, secondo quanto si apprende, le conseguenze di ciò che sembrano manate e nocche sono di una certa rilevanza, considerato che la signora è uscita dal pronto soccorso con una prognosi di ben trenta giorni. Un mese da passare, letteralmente, a leccarsi le ferite. E non solo del volto.
Se le prime informazioni, quindi, venissero confermate, è lecito immaginare come su quanto avvenga in quella casa possa diventare oggetto di ulteriori verifiche e indagini, perché quanto successo non si ripeta mai più. Possibile, quindi, che quel referto finisca tra i fascicoli del cosiddetto Codice rosso, una serie di misure contro la violenza in casa e nelle relazioni familiari, da contrastare magari a partire dall'allontanamento del familiare violento. La legge, infatti, non solo prevede una maggiore velocità per affrontare questi casi, ma anche un inasprimento delle sanzioni per alcuni reati, a partire dai maltrattamenti in famiglia, con misure di prevenzione come l'allontanamento che possono prevedere addirittura il braccialetto elettronico. Particolari che è importante sottolineare proprio per ricordare alle eventuali vittime di violenza quali scudi offrano la legge e le forze dell'ordine. Per dare sostegno al coraggio di arrivare a denunciare un familiare violento. Per ricominciare a guarire dalle proprie ferite e ricominciare a vivere senza paura. Per guardare alle mura di casa non più come a una prigione, ma a un posto sicuro e bello in cui rientrare.