Fattoria didattica con le fatture fasulle per aver più contributi dell'Europa,
la Corte dei conti condanna padre e figlia a risarcire 319mila euro

Giovedì 2 Giugno 2022 di Luca Benedetti
Il presidente Piero Carlo Floreani

PERUGIA  Padre e figlia sono stati condannati dalla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti a risarcire la Regione dell’Umbria, il ministero delle Politiche agricole e forestali e l’Unione europea per 319.100 euro. È l’importo, secondo i giudici contabili (sentenza numero 40), che i due avrebbero ottenuto, gonfiando i costi con fatture false, per la realizzazione, nella loro azienda agricola di Bettona, di un molino, una fattoria didattica, due impianti fotovoltaici e un impianto di stoccaggio di cereali.
I due imprenditori, Graziano Siena ed Eleonora Maria Siena (difesi dall’avvocato Alessandro Bacchi), erano stati chiamati in giudizio dalla procura regionale della Corte dei Conti che contestava loro un danno erariale di 762.626,42 euro. Danno cagionato alle casse di Regione, Unione e Europea e ministero delle Politiche agricole forestali per l’utilizzo di fondi del Piano di sviluppo rurale 2007-2013 perché «l’azienda avrebbe rendicontato fatture per operazioni inesistenti ed organizzato fittiziamente l’acquisto di un mulino da parte di un società di diritto romeno, appositamente creata». Per la Procura contabile c’era una responsabilità sia da parte di Eleonora Maria Siena, titolare dell’azienda agricola, che da parte del padre Graziano individuato come amministratore di fatto.
Durante il processo padre e figlia, tramite l’avvocato Alessandro Bacchi, si sono difesi e hanno chiesto principalmente di rigettare le richieste della Procura contabile perché infondate, in via subordinata di determinare il danno bella misura di 81.400 euro e in via ulteriormente subordinata di individuare il danno erariale in 319.600 euro.

La tesi difensiva era supportata dal fatto che la Regione aveva certificato che i lavori erano stati eseguiti. Secondo il collegio giudicante (presidente Piero Carlo Floreani) il danno all’erario (nel procedimento penale l’accusa di truffa è decaduta) va individuato «nell’ammontare delle fatture di cui sia provata, con un ragionevole grado di certezza, la falsità». Posto che i lavori sono stati fatti e il contributo destinato all’azienda agricola è stato destinato allo scopo «cioè che rileva come danno pubblico è il maggiore ammontare di costi documentati, rispetto a quello sostenuti». Per le fatture fasulle veniva utilizzata una ditta individuale intesta a un terzo e forse nata per il giro di fatture pagate dai Siena e che tornavano sotto forma di bonifici da parte di chi si era prestato al gioco.

Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA