Neuralink, cosa è il primo chip di Elon Musk impiantato nel cervello umano. «Si potrà controllare telefono e pc»

Martedì 30 Gennaio 2024 di Marta Giusti
Neuralink,il primo chip di Elon Musk impiantato nel cervello umano che sta dividendo l'opinione dei medici

Il primo chip wireless realizzato dall'azienda Neuralink di Elon Musk, è stato impiantato per la prima volta nel cervello umano.

Il prodotto che è stato usato si chiama Telepathy. Nonostante il grande successo annunciato da Elon Musk, ci sono delle opinioni contrastanti in ambito medico a causa di mancanza di pubblicazioni scientifiche riguardo a questo “esperimento” che destano alcune perplessità.

Elon Musk presenta Neuralink, cosa è e come funziona il primo impianto cerebrale su essere umano 

Le parole del neurologo Rossini

Paolo Maria Rossini, direttore del dipartimento di Neuroscienze e neuroriabilitazione dell'Irccs San Raffaele di Roma ritiene che sia necessario andare a passo con i tempi in ambito medico ma bisogna farlo con cautela: «L'annuncio dell'impianto cerebrale su un essere umano è interessante, ma l'entusiasmo che ha suscitato è per ora poco motivato, sappiamo solo che il paziente si sta riprendendo bene dall'intervento e che i contatti tra microelettrodi e neuroni sono funzionanti. Di conseguenza le prossime giornate e settimane saranno determinanti per comprendere se e quanto questo tipo di approccio potrà dare le risposte paventate».        «Non è mai facile commentare una notizia scientifica che non sia stata pubblicata su una rivista di settore con tutte le informazioni e i dettagli del caso, numerosi tentativi precedenti sono stati fatti con un approccio simile da un punto di vista teorico».

«Nell'esperimento della Neuralink si dovrà verificare quante volte il comando inviato dal paziente viene interpretato in modo corretto dall'apparecchio e viene quindi eseguito con efficacia e quanti errori e di quale portata (anche in termini di rischio) esso compie. Si dovrà verificare la durata della bontà del contatto nel tempo perché attorno alla punta degli elettrodi si crea una reazione fibrosa che ne diminuisce l'efficacia». Si dovrà anche valutare poi il rischio di interferenze con le onde elettromagnetiche emesse da comuni apparecchiature e che riempiono oggi l'ambiente di una casa normale e verificare se la presenza di microelettrodi inseriti in corteccia induca una irritazione dei neuroni penetrati dagli elettrodi con relativo aumento del rischio di epilessia». Conclude alla fine l'esperto dicendo che: «pensare già oggi di utilizzare questo tipo di approccio in casistiche estese e in patologie di grandi numeri come i pazienti colpiti da stroke, da Parkinson e addirittura da malattie psichiatriche è non solo molto prematuro, ma fuorviante perché induce speranze del tutto immotivate in malati e famiglie già troppo provati dalle loro condizioni» 

Il pensiero del Neurologo Barbieri

Il neurologo Sergio Barbieri, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Salute mentale della Fondazione Cà Granda Ospedale Policlinico di Milano e socio fondatore nel Cda dello spin off Newronika ha commentato la notizia diffusa sui social da Elon Musk:«Quando si impara come funziona il cervello se ne possono controllare le attività e si possono comandare strutture fuori dell'organismo con la forza del pensiero. Questo potrebbe essere importante nei pazienti vigili, ma che non possono esprimersi perché non possono parlare. Se decifro il pensiero posso attivare sistemi esterni, come pc e telefoni, ma anche un arto artificiale, via bluetooth, quindi senza cavi, solo attivando mentalmente specifiche aree del cervello».

«Questi elettrodi, che sono molti registrano l'attività di alcuni gruppi neuronali e di singoli neuroni che regolano aree cerebrali particolari. In questo caso, da quanto si apprende, l'area motoria prefrontale. Una volta mappata l'attività di questa zona del cervello, quindi si apprende come funziona, si può passare alla seconda fase che è la stimolazione di una specifica azione: Negli esperimenti su animali hanno insegnato alle scimmie a giocare a un videogioco (Pong) con la forza del pensiero. Il video si trova su web. Nella prima metà spiega il neurologo si vede il primate giocare al videogioco con la mano destra su un joystick. In un secondo momento, terminata la fase di apprendimento, il joystick viene scollegato, ma la scimmia continua tranquillamente a giocare senza controllare il gioco con la mano grazie al chip wireless dotato di 1.024 elettrodi impiantato nella corteccia motoria». 

Quanto tempo ci vorrà?

I tempi di sviluppo di questi sistemi brain-computer interfacè, che consentono il controllo di protesi o computer soltanto con il pensiero, non sono facili da definire. «Il progresso non è lineare, ma esponenziale come la diffusione di Chat-Gpt», l'applicazione di intelligenza artificiale, «per esempio, è completamente diversa da quella delle tecnologie che l'hanno preceduta. Si sono raggiunti 100 milioni di utenti in pochissimi giorni quando altri, come Amazon, ci hanno messo mesi, se non anni, per raggiungere una tale diffusione». 

Le parole del presidente della Federazione degli Ordini dei Medici

Filippo Anelli, il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici ritiene che non bisogna aver paura dell “ignoto” ma anzi bisogna aprirsi a questi nuovi esperimenti perchè possono aprire a grandi possibilità in campo medico: Per usufruirne però ritiene siano necessarie norme ben specifiche: «Non bisogna aver paura. Siamo in una fase frenetica di scoperte, la tecnologia corre molto più veloce delle norme e delle regole necessarie per tutelare tutti i cittadini da utilizzi impropri delle grandi novità prodotte. E su questo serve un maggiore impegno per la regolamentazione.Tutto questo apre a grandi possibilità sul piano medico che però devono necessariamente essere subordinate a un utilizzo etico di questi presidi: se vengono usati per risolvere malattie, come il Parkinson o la Sla per esempio, si tratta di traguardi importanti per le persone. Non è accettabile, invece, se si usano per interessi privati e per condizionare il comportamento degli altri».

«Oggi siamo in ritardo sotto il profilo delle regole e delle norme etiche che servono a tutelarci da usi distorti.Gli Ordini dei medici, sul tema, hanno avviato questa riflessione già da 5 anni e siamo alla vigilia del cambiamento del codice deontologico per dare una risposta anche etica e deontologica. Ma abbiamo bisogno di norme di legge e autorità dedicate per evitare che gruppi di persone, industrie o altri utilizzino i presidi tecnologici non a scopi terapeutici, ma per altri interessi. Siamo in piena rivoluzione tecnologica, non possiamo fare a meno di paletti che ne delimitino l'uso impedendo abusi e che i professionisti che la utilizzino siano vincolati ad utilizzarla bene, non contro l'interesse degli altri. Gli Stati, inoltre dovrebbero impegnarsi a non utilizzare queste tecnologie nei conflitti e nelle guerre». 

Le parole del bioingengere

Silvestro Micera, un bioingegnere ritiene che una tecnologia solida è in grado di accellerare il progresso: «È un annuncio che fa ovviamente grande rumore per via del tweet di Elon Musk, ma in realtà, dietro al primo impianto in un essere umano di un chip di Neuralink, oltre al rumore c'è di più. Questa tecnologia è molto interessante e molto robusta. Mi è stato chiesto: non è una fuga in avanti, una follia? Conosco il gruppo di bioingegneri che ci sta lavorando, alcuni di loro molto bene, e sono bravi, seri. E quello che vogliono fare e che stanno facendo è tecnologicamente interessante perché ha alcuni vantaggi molto importanti rispetto ai precedenti sistemi».

«Utilizzare interfacce impiantabili nel cervello per leggere il pensiero, leggere informazioni dai neuroni e controllare dispositivi è una cosa che già hanno fatto vari gruppi nel passato. L'idea non è nuova quello che è nuovo è la tecnologia. Il primo vantaggio è che ha un sistema per impiantare basato su un robot, che permette di impiantare degli elettrodi meno invasivi, dei fili, dei capelli molto piccoli, in maniera veramente precisa. E, in aggiunta, il numero di elettrodi passa da un centinaio a molte migliaia e questo è molto interessante perché maggiore è il numero, maggiore è il campionamento del cervello e maggiori sono le informazioni che riusciamo a estrarre, maggiore è teoricamente la possibilità per il paziente di controllare più cose e meglio. Questo però si dovrà vedere, è una delle scommesse che bisognerà poi vedere se effettivamente si riesce a vincere. Nei prossimi mesi vedremo se almeno inizialmente sembra essere vinta la scommessa Neuralink. Ma in generale ci sono molte tecnologie, è un momento molto fertile per le neurotecnologie e la neuroingegneria. Quindi è possibile che, non domani ma nei prossimi 5 o 10 anni, cominceranno a esserci sempre più sistemi commerciali in giro». Insomma, è una fase di grande speranza, per i pazienti e anche per noi che ci occupiamo di queste attività. Bisognerà capire quante di queste speranze, speriamo molte, diventeranno realtà».

 

Cosa si potrà contollare

«Il primo prodotto di Neuralink si chiama Telepathy, permetterà di controllare il telefono o il computer e attraverso di questi, molti altri dispositivi»: così Elon Musk, fondatore e principale finanziatore dell'azienda Neuralink vede il futuro del chip impiantabile. Lo ha scritto sulla piattaforma X poco dopo avere annunciato il primo impianto in un essere umano. «L'uso iniziale - ha proseguito Musk - è per chi ha perso l'uso delle gambe. Immaginate se Stephen Hawking avesse potuto comunicare più velocemente»

Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 06:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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