Fino a qualche anno fa, solo immaginare uno scenario del genere sarebbe stato folle. Ora i bambini invece possono diventare influencer, anche da piccolissimi. Tra Instagram e soprattutto TikTok sono in tantissimi quelli in grado di generare like, visualizzazioni e quindi (per le aziende) potenziali ricavi.
A raccontare il fenomeno delle "little baby star del web" è il "Rapporto Italia" dell'Eurispes che gli dedica un capitolo: «Tanti genitori si sono accorti che uno dei temi che più piace agli utenti dei social network è quello inerente i propri figli: di fatto, qualsiasi cosa veda protagonista un bambino, anche molto piccolo, attira visualizzazioni e di conseguenza guadagni».
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E le baby star non sono più solo figli di celebrità. Ci sono bambini che sono riusciti a costruire una propria community fedele senza l'aiuto di profili Instagram già affermati. «Ovviamente, come si può immaginare, non sono certo i bambini a gestire direttamente i propri profili e a contrattare con i brand con cui collaborare». Ma i loro genitori.
Il tema è divisivo: «Se da una parte c'è chi approva, dall'altra sono in molti a ritenere che questa forma di esposizione rappresenti un vero e proprio sfruttamento dell'immagine del bambino che lo espone, inoltre, a rischi dai quali non sempre è possibile tutelarli. Quale che sia l'opinione sui risvolti etici e di sicurezza, è certo che il fenomeno dei baby influencer è sempre più al centro dell'interesse delle aziende alle quali permette di raggiungere un pubblico, quello dei bambini appunto, con il quale non è facile interagire perché la pubblicità tradizionale riscontra sempre meno successo con le nuove generazioni». Quella digitale è invece capace di mettere in atto una «comunicazione più empatica e, quindi, più efficace».
