La sua capacità di archiviazione: oltre i 100 petabyte, una quantità inimmaginabile di dati, qualcosa di ben più grande di 100 milioni di gigabyte.
Diciamo una torre fatta da smartphone da 128 gigabyte ciascuno alta qualcosa come 6 chilometri. Ecco abbiamo dato l’idea di Leonardo, il computer dei record, che dovrebbe essere installato a metà luglio nell’area del Tecnopolo di Bologna. Almeno secondo quanto assicurato alla commissaria europea per l’Innovazione Mariya Gabriel, dal Cineca, il consorzio interuniversitario senza scopo di lucro che lo gestisce e che è formato da 102 enti pubblici tra cui il ministero dell’Istruzione e quella della Ricerca, 69 Atenei e 31 istituzioni pubbliche nazionali. Cofinanziato con 240 milioni di euro da Ue e governo italiano Leonardo sarà uno degli otto supercomputer che compongono EuroHPC (European high-performance computer), l’impresa europea per il calcolo ad alte prestazioni. Non solo: sarà anche il secondo supercomputer del mondo dietro il giapponese Fugaku. Una capacità che rivoluzionerà la ricerca: dal meteo alla fisica, dalla farmaceutica agli eventi naturali, dallo sviluppo industriale alle pandemie. Chiarisce la responsabile dei sistemi Hpc Cineca, Daniela Galetti: «Se oggi il nostro Marconi100 impiega giorni per valutare come milioni di molecole interagiscono con la proteina Spike del Covid, Leonardo ci metterà qualche ora».
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