Apple lascia la Cina per i dazi di Trump, gli iPhone (ma non tutti) saranno prodotti in India entro la fine del 2026

Secondo il Financial Times la spinta sarà probabilmente più profonda e rapida di quanto atteso dagli investitori

venerdì 25 aprile 2025 di Redazione Web
Apple lascia la Cina per i dazi di Trump, gli iPhone (ma non tutti) saranno prodotti in India entro la fine del 2026

Arrivano gli effetti dei dazi di Trump: Apple lascia la Cina e punta a spostare in India l'assemblaggio degli iPhone già a partire dal prossimo anno.

Secondo quanto riporta il Financial Times, l'azienda della mela punta a spostare la produzione degli iconici smartphone venduti negli Usa allontanandosi dalla Cina sulle crescenti ostilità commerciali tra Pechino e Washington.

Il quotidiano, citando fonti a conoscenza del dossier, aggiunge che la spinta sarà probabilmente più profonda e rapida di quanto atteso dagli investitori, allo scopo di reperire dall'India, con il raddoppio della produzione in poco più di un anno, la totalità degli oltre 60 milioni di iPhone venduti annualmente negli Usa entro la fine del 2026.

La svolta strategica

Apple si prepara dunque a una svolta strategica nella sua catena di produzione. Una mossa che risponde alla crescente pressione della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, e che punta a ridurre la dipendenza produttiva dal Paese asiatico. L’India si candida così a diventare il nuovo fulcro della produzione di iPhone per Apple, che punta a realizzare sul territorio indiano oltre 60 milioni di dispositivi ogni anno – pari all’intero fabbisogno americano – entro la fine del prossimo anno. Il cambio di rotta arriva in un momento significativo: a marzo, i fornitori Foxconn e Tata hanno registrato un record, spedendo negli Stati Uniti iPhone per un valore di quasi 2 miliardi di dollari. 

Attualmente, la maggior parte degli iPhone viene assemblata in Cina: tuttavia, le tensioni commerciali tra Washington e Pechino stanno costando caro. Dopo l’annuncio di tariffe superiori al 100% sulle importazioni cinesi, la Casa Bianca ha concesso una tregua temporanea per gli smartphone, che restano comunque soggetti a un’imposta doganale del 20%. Anche l’India ha visto imporsi un “dazio reciproco” del 26%, al momento sospeso in vista di un possibile accordo bilaterale tra Nuova Delhi e Washington. Secondo i dati di International Data Corporation, nel 2024 gli Stati Uniti hanno rappresentato circa il 28% dei 232,1 milioni di iPhone spediti a livello globale da Apple.

La decisione per i dazi di Trump

L'obiettivo di cambio della produzione in poco più di un anno è pari a una frazione del tempo impiegato da Apple per sviluppare la linea dell'assemblaggio degli iPhone in Cina, un'operazione che ha richiesto quasi due decenni di investimenti ingenti. La società di Cupertino allo stato dipende fortemente dal Dragone in quanto potenza manifatturiera, dove l'azienda realizza molti dei suoi prodotti tramite terze parti come Foxconn, il colosso taiwanese che è il più grande assemblatore di prodotti di elettronica al mondo. La dipendenza, tuttavia, espone l'azienda alle pesanti tariffe commerciali imposte dal presidente americano Donald Trump contro la seconda economia più grande del mondo.

Apple è stata vista accelerare le spedizioni di iPhone dall'India all'inizio di aprile, dopo che il tycoon ha dato il via a una nuova guerra commerciale contro Pechino, esentando poi le importazioni di prodotti elettronici dalla Cina e chiarendo che si trattava di una misura temporanea. Trump ha imposto alla Cina tariffe del 145%, a cui Pechino ha risposto a stretto giro con un'imposta del 125%. Le preoccupazioni relative all'esposizione di Apple hanno fatto perdere cica 700 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato al gruppo californiano.

Apple ha costantemente incrementato la propria capacità produttiva in India tramite i produttori a contratto Tata Electronics e Foxconn, con gli sforzi che si sono intensificati negli ultimi anni, soprattutto dopo che l'azienda ha dovuto affrontare alcune interruzioni della produzione in Cina a causa delle proteste ai siti di assemblaggio nel mezzo della crisi del Covid-19. Il gruppo è sottoposto a un controllo più rigoroso da parte delle autorità cinesi, mentre i rapporti con gli Usa sono ai punti più bassi degli ultimi decenni, pur continuando a produrre la maggior parte degli iPhone sempre nel Dragone.

Ultimo aggiornamento: 11:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA