Due su due.
SOGNO
Dopo due semifinali consecutive, a Sofia e Firenze, Musetti ha vissuto un'altra super-settimana, perdendo una sola volta il servizio (contro Kecmanovic) e mostrando una maturità impressionante per chi a metà giugno era numero 71 del mondo e, oggi, da neo 23, derubrica in fretta l'impresa: «All'inizio eravamo tutti e due tesi, è sempre difficile giocare contro un amico, qualcuno come Matteo col quale mi sono allenato anche qui a Napoli che è un modello anche come persona, fuori dal campo, per noi più giovani della grande squadra di Davis. Ma bisogna essere un po' egoisti e pensare alla propria carriera. Dopo il Primo set, con poche chances sul suo servizio, ho sofferto anche al tie-break, ma poi è stato più facile come tennis, anche se è sempre difficile quando l'avversario soffre fisicamente come Matteo». E' sicuro: «Sono in forma, sto giocando il tennis che mi piace e su questa superfici sto trovando nuovi stimoli». E addirittura rilancia, puntando oltre le Next Gen Finals under 21 dell'8-12 novembre al Palalido con quell'altro fenomeno del 19enne Holger Rune (per eguagliare magari Jannik Sinner, campione 3 anni fa): «Ho fiducia per il fine stagione, se gioco bene bene a Basilea e Parigi posso solo avvicinarmi agli 8 che vanno alle ATP Finals, il 13-20 novembre a Torino, ma cercherò di dare tutto, con questo metodo e questa disciplina, con questo atteggiamento e questa voglia. Perché è chiaro che il lavoro paga». Candidandosi da subito per i singolari delle finali di Davis del 22-27 novembre a Malaga: «Vedremo allora chi sta meglio fisicamente fra Jannik, Matteo e me. Fossi in capitan Volandri ancora oggi schiererei loro due ma io sono pronto a tifare dalla panchina e a scendere in campo. Questo è il motto della squadra, forte e chiaro».
Onore anche allo sfortunato Berrettini, sempre assillato dai problemi fisici, che getta nella contesa tutta l'anima, l'esperienza e la malizia per mandare fuori giri la Formula 1 che coach Tartarini ha messo a punto. Così, nel primo set resiste a 4 palle break, corre e ansima, pur col quel piede sinistro che sfrega sul cemento facendolo dannare sempre più, ed arriva al tie-break. Ma, perso quello per le gran risposte di Matteo, alza bandiera bianca, sconsolato e frustrato come tanti altri avversari di Musetti di questi tempi, e cede 6-2. «Sul 4-2 ho sentito una fitta e il piede mi fa proprio male, vediamo se posso giocare a Basilea, sennò giocherò Parigi, sennò vediamo. Ho avuto momenti durante la stagione che volevo mollare il tennis ma ho vinto lo sconforto e ho reagito. Perciò in semifinale non mi sono ritirato e ho voluto giocare la finale, che Lorenzo ha vinto con pieno merito: la partita era già avviata. Gli infortuni sono dettagli della carriera che volevo, di quello che amo fare. Devo andare avanti e non mollare. Perché ancora una volta ho dimostrato, con le 4 finali stagionali, che appartengo a questo livello. Eppoi Napoli col suo calore unico meritava una finale tutta italiana con un livello tecnico alto». Esempi del Rinascimento italiano.