Novak Djokovic ha dato il suo appoggio alla popolazione serba nel nord del Kosovo, dove è tornata alta la tensione interetnica con scontri fra truppe della Kfor e dimostranti serbi contrari ai nuovi sindaci di etnia albanese eletti nei quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba. «Il Kosovo è il cuore della Serbia. Stop alla violenza!», ha scritto il campione serbo su una telecamera al termine dell'incontro vinto contro l'americano Alexander Kovacevic, nel primo turno del Roland Garros. Parole poi proiettate sui maxischermi del campo di gioco. Ma la frase ha scatenato un fiume di polemiche.
La tensione
Il Kosovo è dichiarato stato indipendente dal 2008. Ma Belgrado non ha mai riconosciuto la sua sovranità e i rapporti tra i due paesi non sono mai stati del tutto pacifici. Momenti di tensione tra i due paesi si sono verificati anche di recente, con la "guerra delle targhe" scoppiata tra il 2021 e il 2022: prima la Serbia e poi il Kosovo avevano approvato leggi che vietavano la circolazione ai veicoli con targa dell'altro paese sul proprio territorio.
La tensione si è alzata nuovamente lo scorso fine settimana, con la rivolta dei serbi nel nord del Kosovo contro l'elezione dei sindaci albanesi. Un'insurrezione che ha costretto le forze dell'ordine locali a occupare a presidiare i municipi, prima dell'intervento del contingente NATO Kfor: gli scontri hanno provocato il ferimento di 41 militari in tutto, tra cui i 14 membri italiani del IX Reggimento Alpini.
Il tennista serbo
Novak Djokovic, dopo aver vinto una partita
al torneo Roland Garros, ha scritto su una telecamera dove tradizionalmente i giocatori lasciano autografi:
“Il Kosovo è il cuore della Serbia.
Stop alla violenza."
👇👇👇 pic.twitter.com/MMltHXtSSp— Sabrina F. (@itsmeback_) May 30, 2023
La risposta di Djokovic alle critiche
Dopo la frase "incendiaria", il campione di Belgrado ha dovuto correre ai ripari per evitare fraintendimenti, spiegando ai microfoni di un'emittente serba che la sua unica intenzione era quella di diffondere un messaggio di pace. Ma senza nascondere la sua solidarietà ai manifestanti serbi.
«Non sono un politico, né intendo entrare in dibattiti. Come serbo, mi fa male quello che sta accadendo in Kosovo. La nostra gente è stata espulsa dai comuni. Questo è il minimo che potessi fare. Come personaggio pubblico, sento l'obbligo di mostrare sostegno alla nostra gente e a tutta la Serbia. Ho sentito che ci sono state molte critiche sui social - ha detto il numero 3 del ranking ATP - Non so se qualcuno mi punirà o qualcosa del genere, ma lo rifarei. Sono contrario a guerre e conflitti di qualsiasi tipo. Il Kosovo è il nostro cuore, la roccaforte, il centro degli eventi più importanti, la più grande battaglia si è svolta lì, il maggior numero di monasteri. Ci sono molte ragioni per cui ho scritto questo, mio padre è nato lì».
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