Francesco Totti chiama la Roma. Se qualche mese fa l’appello era più sibillino, oggi si è fatto molto più forte: «La società è straniera, il ds è straniero, l’allenatore è straniero, uno che conosce Roma sarebbe la cosa migliore. Una persona che fa da tramite tra società e squadra», ha detto durante la diretta di Twitch con Christian Vieri.
L’ex numero 10 ha colto l’occasione per spiegare tutti i motivi per i quali converrebbe far lavorare all’interno delle società di Serie A giocatori importanti con un passato glorioso: «Perché tutti gli ex giocatori di un certo livello non possono fare parte di una quadra di calcio? È una casualità o ci sta qualcosa che dà fastidio.
La chiamata del presidente della Roma Dan Friedkin, però, non è ancora arrivata: «Se dovesse chiamarmi mi metterei seduto e ne parlerei. Anche se ho intrapreso questo percorso (l’agenzia di scouting ndc) e voglio portarlo a termine altrimenti non sarei onesto con me stesso. Ho messo su una squadra di professionisti e ragazzi umili e non li lascerei in mezzo alla strada. Se un giorno mi dovessi stancare e vedessi che mi mettono i bastoni fra le ruote penserei ad altro. Dire no alla Roma è stato un colpo enorme mi sarei ammazzato piuttosto».
Totti rivela anche di aver avuto un colloquio con il nuovo direttore sportivo della Roma Tiago Pinto: «Rui Costa ha un ruolo importantissimo al Benfica, me lo ha detto Tiago che faceva il secondo». Francesco ritorna anche sul suo addio doloroso alla Roma: «Neanche io mi sarei aspettato una cosa del genere, mi sarei visto per sempre dentro alla Roma. Mi hanno messo al muro e costretto a prendere una decisione che non avrei mai preso. Rimarrò sempre tifoso della Roma, con questo lavoro spero di aiutarla a portare giovani di quantità e qualità. Spero di fare da fuori quello che avrei fatto da dentro. Se fossi rimasto dentro alla società mi sarebbe piaciuto fare il direttore tecnico, non volevo potere su tutto ma potere decisionale sui giocatori. Penso di poter dare qualcosa in più rispetto ad altri dirigenti, ma in quel contesto ero l’ultimo degli ultimi. Non venivo mai coinvolto nelle scelte».
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