Diego Maradona è scomparso da poco più di tre anni, ma ieri ha vinto un’altra partita nella battaglia col Fisco italiano, che aveva caratterizzato metà della sua tormentata vita.
Fabio Cannavaro compra il Centro Paradiso, lo storico campo di allenamenti del Napoli di Maradona
I SEQUESTRI
La vicenda partì a inizio anni Novanta, quando oltre a Maradona furono coinvolti anche due suoi compagni di squadra, i brasiliani Careca e Alemao. Il Napoli e i due giocatori fecero subito ricorso e furono condonati già nel 1994. Ma Diego, nel disordine della sua vita che in quegli anni stava crescendo (era stato trovato positivo alla cocaina nel 1991 e aveva lasciato l’Italia, tentava faticosamente di riprendersi, rientrò nel Mondiale 1994 ma fu di nuovo pescato positivo all’antidoping) non impugnò nulla, e si ritrovò inseguito dal Fisco italiano. E iniziarono i lunghi anni di ricorsi, perché a quel punto Maradona attivò gli avvocati, tra cui quelli che in un maxicollegio da cento legali lo difesero gratis a Napoli nel 2001, rivolse numerosi appelli (uno anche a Silvio Berlusconi quando era presidente del Consiglio). Ma il Fisco reclamava ancora il suo debito e vennero gli anni dei sequestri, perché il “Pibe”, a ogni suo ritorno in Italia, trovava agenti della Tributaria: una volta, nel 2005, gli sequestrarono il cachet da 3 milioni della sua partecipazione a “Ballando con le stelle”, e lui diede forfait in trasmissione; un’altra, nel 2006, gli furono requisiti, appena atterrato a Napoli per giocare una partita di beneficenza, due Rolex d’oro del valore di 11mila euro ( li ricomprarono alcuni amici di Diego); infine, durante una vacanza a Merano, ci fu il sequestro di un paio di orecchini da 4mila euro, poi rivenduti all’asta per 25mila.
L’AUTOTUTELA
Negli anni successivi i legali di Maradona invocarono l’autotutela, chiedendo che fosse esteso anche a lui il condono di cui, per la stessa vicenda, aveva beneficiato il Napoli. Le commissioni tributarie provinciale e regionale rigettarono i ricorsi. Di qui la scelta di andare in Cassazione. Del resto già l’11 marzo 2021, anche in quel caso con Maradona già defunto, la Cassazione aveva stabilito che il calciatore argentino avrebbe potuto beneficiare del condono e che i giudici di merito avrebbero dovuto valutare la sua posizione tributaria solo per il debito eventualmente residuo nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Come è stato confermato anche nell’ultimo pronunciamento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA