Il calcio si prepara per il futuro.
IL TEMA DEI CALENDARI
Ma comunque. È evidente che, nel grande domino (policitissimo) delle assegnazioni dei tornei internazionali, l’Italia rischi di rimanere invischiata sul serio. Il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, ha manifestato in più occasioni il proposito di accogliere Euro 2028 – che tra l’altro potrebbe coinvolgere 32 nazionali anziché le attuali 24 – ma la Figc attende e auspica un appoggio e un aiuto del governo sul piano della ristrutturazione e della costruzione di nuovi stadi. La scadenza per la consegna del fascicolo di candidatura definitivo è fissata per il 12 aprile del 2023: e, in via del tutto indicativa, i dirigenti di via Allegri immaginano di presentare il dossier italiano nel corso della primavera del 2022. Per intendersi, la Uefa ha già annunciato che per ospitare gli Europei del 2028 ogni paese (o coppia di paesi) dovrà disporre di almeno uno stadio da 60 mila posti, di almeno uno stadio (ma preferibilmente due) da 50 mila, di almeno quattro impianti da 40 mila spettatori e di almeno tre da 30 mila persone. «Saranno consentite candidature congiunte, purché le nazioni siano geograficamente adiacenti», si aggiunge da Nyon.
La Uefa di Ceferin avrebbe in animo di sostenere due paesi europei per limitare i progetti della Fifa. E, come detto, l’Italia non correrà da sola. Figurarsi. Romania, Grecia, Bulgaria e Serbia, ad esempio, hanno annunciato di voler presentare un consorzio sia per Euro 2028 che per i Mondiali del 2030. Invece la Turchia ha scelto e confermato di volersi concentrare soltanto sugli Europei (sempre del ‘28) e, secondo quanto filtra, si tratta di una candidatura piuttosto solida. A completare l’elenco sono poi la Russia, l’Inghilterra – e non si esclude una cooperativa con l’Irlanda, il Galles e la Scozia – come detto Portogallo e Spagna, oltre che Danimarca, Isole Far Oer, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia, tutte insieme. Sul versante opposto, la Fifa del presidente Gianni Infantino preme, eccome, per portare i Mondiali a un ritmo biennale proprio a partire dal 2028; e per ridurre le pause legate alle qualificazioni: la fatica dei giocatori è un tema certo non banale. «Serve una riflessione sul calendario», ha detto, tra gli altri, anche Luciano Spalletti ieri. «Il dovere della Fifa è di garantire che il calcio sia veramente globale», ha spiegato Infantino. Il viaggio sarà lungo.
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