Paulo Dybala, il contratto, la Juventus e i soldi: l'argentino, oggi alla Roma, vuole quello che gli spetta di diritto. Ecco perché, oltre agli oltre 3 milioni di arretrati che la Juve gli deve nell'ambito della "manovra stipendi" prevista dal club – e attualmente sotto inchiesta – che prevedeva lo slittamento degli emolumenti dei calciatori nel periodo del Covid, Dybala, attraverso il suo legale, chiede anche un maxi risarcimento. Una sorta di indennizzo per i danni economici che la Juventus gli avrebbe causato per via del mancato rinnovo contrattuale saltato definitivamente ad aprile del 2022. Una cifra che si aggira attorno ai 54 milioni, calcolati a seconda anche dell'attuale stipendio del giocatore con la Roma.
Ne parlano Repubblica e il Corriere della Sera che questa mattina specificano proprio nel dettaglio questa intenzione del giocatore e del suo legale di andare avanti per questa strada.
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Il legale del giocatore conferma dunque l'intenzione di andare avanti e fare causa alla Juventus sia per il mancato pagamento dei 3 milioni di euro nel caso in cui non venisse effettuato entro aprile, che per i danni causati dal mancato rinnovo contrattuale. La Juventus aveva stabilito con il giocatore un rinnovo della durata di cinque stagioni per una retribuzione fissa di 9,2 milioni di euro, pari a 17,413 milioni lordi oltre a bonus pari a un massimo di 4,9 milioni di euro. «Si aspettò perché Antun non era iscritto all’albo degli agenti» ha aggiunto il legale ascoltato in Procura a Torino come testimone nelle scorse settimane, sottolineando come il club avesse poi puntato di mollare la presa puntando su Vlahovic. Il legale di Dybala, che aveva seguito personalmente la trattativa e che è libero di descrivere perché il giocatore l’ha dispensato dal segreto professionale, ha anche aggiunto che non sarebbe stato il giocatore a fare richiesta di risarcimento, bensì il suo entourage, compreso l'agente e sua madre.
Il Corriere della Sera, che ha riportato uno stralcio della deposizione di Ferrari, ha sottolineato anche un particolare, ovvero proprio la manovra di riduzione dello stipendio nel periodo del Covid e quella che poi sarebbe dovuta essere la conseguente integrazione. Quel contratto integrativo però non fu mai depositato in Lega a differenza di quello relativo alla riduzione. "Io non sapevo che non fosse mai stato depositato – ha detto Ferrari – Sapevo che stavano negoziando il rinnovo e che la negoziazione era iniziata a luglio.
Quindi ero tranquillo che l’integrazione sarebbe confluita nel nuovo contratto". Invece questo non era mai accaduto e il legale nel paracadute che aveva costruito per cautelare Dybala aveva stabilito col club nelle scritture private per la riduzione degli stipendi che se il giocatore fosse stato trasferito prima che si fossero realizzate la condizioni per il pagamento dei premi a fini di integrazione, la restante parte gli sarebbe stata riconosciuta comunque all'esodo a titolo di incentivo. Nello specifico, Ferrari avrebbe raccontato in Procura i dettagli di quella scrittura: "Addirittura ho previsto che, se fosse morto, l’integrazione sarebbe andata agli eredi".
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