Nel 1992, Carlo Ancelotti, dopo aver smesso di giocare, è andato a studiare in Nazionale da Arrigo Sacchi, dopo averlo avuto come maestro al Milan. Il suo percorso azzurro è terminato poco prima dell’addio all’Italia del ct vice campione del mondo a Usa ‘94, accettando la proposta delle Reggiana (non essendo ancora in possesso del patentino per allenare, Carlo viene affiancato da Giorgio Ciaschini come suo tutor), anno 1995 e da lì, con le sue idee e muovendosi con le sue gambe, ha vinto quello che ha vinto, in Italia e in Europa. Quasi trent’anni dopo, tocca a Daniele De Rossi, intraprendere lo stesso percorso dell’ex romanista (come lui). Carlo la Roma non l’ha mai allenata, Daniele sogna di farlo e magari un giorno ci riuscirà. Ma per ora ha deciso di non gettarsi su avventure rischiose: lo aveva chiamato il Crotone, poi il Cagliari, per non parlare della Fiorentina, la prima ad aver pensato a lui ma De Rossi ha scelto di evitare certe realtà (il contrario di quello che ha fatto, con la Juve, il suo grande amico Andrea Pirlo), anche perché il corso da allenatore deve ancora terminarlo. La Nazionale è il punto di partenza, come collaboratore di Roberto Mancini, tecnico che De Rossi ha sempre stimato (e viceversa): Roberto lo voleva al City e pure in Nazionale aveva considerato l’ipotesi di convocarlo come calciatore negli ultimi mesi della sua carriera.
SI COMINCIA DOMENICA
Coverciano diventa di nuovo la sua casa, da studente e praticante mister, dopo averla frequentata per tanti anni, chiudendo il discorso azzurro con 117 presenze (quarto nella classifica con più presenze alle spalle di Gigi Buffon, Fabio Cannavaro e Paolo Maldin) e 21 reti (secondo centrocampista più prolifico dopo Adolfo Baloncieri).
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