Cittadinanza agli oriundi, dopo la stretta chi sarebbe escluso dalla Nazionale: da Retegui fino a Jorginho, l'elenco completo

Se lo Stato non dovesse conferire la cittadinanza per merito, la Federazione dovrà affinare le sue ricerche per rimanere competitiva

sabato 29 marzo 2025 di Gianluca Lengua
Cittadinanza agli oriundi, dopo la stretta chi sarebbe escluso dalla Nazionale: da Retegui fino a Jorginho, l'elenco completo

Esiste un team nella Figc che ha il compito di cercare per il mondo i calciatori più bravi e promettenti con genitori italiani o che possano diventare italiani sfruttando i gradi di parentela.

Fino a ieri era possibile far ottenere il passaporto a giocatori che avevano avi nati nel Bel Paese anche più di 100 anni fa. Come ha fatto in passato l’otto volte Pallone d’oro Lionel Messi che aveva il trisnonno partito da Recanati per l’America Latina a fine ‘800. Questo gli ha consentito di essere tesserato per il Barcellona come calciatore comunitario. Incrociando alberi genealogici e andando a ritroso nei gradi parentela, era possibile fare dei veri e propri affari. Ma da oggi il lavoro per il team di scout messo a punto dalla Federazione, diretto dal coordinatore delle Nazionali giovanili Maurizio Viscidi, sarà più complicato perché non si potrà andare oltre alla seconda generazione. Non un dramma per la Figc che dovrà solamente restringere il campo di ricerca, perdendo però tante occasioni.

OCCASIONI PERSE

Se la norma fosse stata in vigore già da qualche anno, non sarebbe stato possibile dare il passaporto a Mateo Retegui diventato italiano grazie al bisnonno originario di Canicattì (Agrigento). Il bomber dell’Atalanta, con all’attivo in questa stagione 25 gol, nel piccolo paese siciliano è una vera e propria star nonostante sia nato a San Fernando nella provincia di Buenos Aires. Stessa sorte sarebbe capitata anche all'italo-brasiliano Jorginho nato a Imbituba nello Stato di Santa Catarina ma con cittadinanza italiana dal 2012 per via di un trisavolo paterno: «Vedevo la nazionale brasiliana come qualcosa di lontano. Sono cresciuto in Italia e l'Italia mi ha aperto delle porte», ha detto un’intervista dopo aver vinto l’Europeo nel 2021. Porte aperte anche a Emerson Palmieri a cui la Fifa ha concesso di giocare con l’Italia perché nel 2015 ha ottenuto il nostro passaporto iure sanguinis grazie a un discendente, signor Alfonso Palmieri nato a Rossano in provincia di Cosenza, il 12 maggio 1853. E nemmeno Thiago Motta, ex allenatore della Juventus, avrebbe potuto giocare nell’Italia di Prandelli dal 2011 se non gli fosse stata riconosciuta la cittadinanza grazie a un bisavolo di Polesella, in provincia di Rovigo, partito per il Brasile nel 1929. Oppure, Rafael Toloi, difensore dell’Atalanta, avendo il bisnonno italiano ha potuto ottenere passaporto e il lasciapassare della Fifa per gli azzurri. Differente la storia di Andy Diaz, talento dell’atletica mondiale, neo campione del mondo indoor, che dalle Olimpiadi di Parigi gareggia per l’Italia perché la Nazione gli ha riconosciuto la cittadinanza per «interesse dello Stato» a seguito di una delibera del Consiglio dei Ministri.

NUOVE LEVE

Tornando al calcio, se lo Stato non dovesse conferire la cittadinanza per merito, la Federazione dovrà affinare le sue ricerche per rimanere competitiva. Nell’Under 17 di Massimiliano Favo, che mercoledì scorso si è qualificata ai Mondiali e alla fase finale dell’Europeo battendo la Croazia, ci sono due ragazzi nati in Inghilterra ma avendo un genitore italiano gli è stato consentito di prendere la doppia cittadinanza. Dunque, gli scout della Federazione oltre a cercare nei vivai nazionali, girano il mondo per entrare in contatto con il talento già italiano così da non sottoporlo a un lunghissimo iter che rischierebbe di arenarsi. Una metodologia di lavoro già collaudata, che sarà ulteriormente affinata in seguito all’entrata in vigore della nuova normativa.

Ultimo aggiornamento: 30 marzo, 15:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci