Roma, ecco la rivoluzione: da Mourinho ai giocatori, ecco chi parte e chi resta (in attesa del post Tiago Pinto)

Tra prestiti e scadenze, a giugno sono pronti a salutare sei giocatori

Sabato 6 Gennaio 2024 di Stefano Carina
Roma, ecco la rivoluzione: da Mourinho ai giocatori, ecco chi parte e chi resta (in attesa del post Tiago Pinto)

Il primo tassello è caduto.

Ora non resta che attendere. Perché se la rivoluzione giallorossa è ufficialmente iniziata, questa non può non proseguire con il nome del nuovo ds o gm, a seconda della nomina che a Trigoria vorranno affibbiargli. Toccherà quindi al Massara, Modesto, Ribalta o Vivell di turno confermare Mourinho o scegliere il tecnico che lo succederà. Non fosse così, si partirebbe con il piede sbagliato ripetendo l'errore di tre anni fa quando Pinto - che appena insediatosi si era affrettato a spiegare in camera caritatis ai media il suo progetto (sostenibile, fondato sui giovani e su un allenatore non accentratore e autoritario) - venne sorpassato a destra dalla decisione dei Friedkin di prendere lo Special.

 

Tempistiche sbagliate

Quello che sorprende, come al solito nella Roma, sono le tempistiche sbagliate. Da quando in estate si è deciso di sottovalutare il problema dell'ultimo anno di contratto di José passando per la ricerca del centravanti, continuando con la sottovalutazione della questione del centrale difensivo che ieri, dopo aver trattato il quasi 37 enne Bonucci porta a Trigoria Huijsen, 18enne olandese di belle speranze, con appena 12 minuti alle spalle di serie A che nei prossimi 4 mesi potrà rivelarsi anche l'erede calcistico di Krol ma a fine stagione tornerà alla Juventus, contento e rivalutato. Per la cronaca: il prestito è oneroso (650mila) e anche se le parti si sono affrettate a dire che le operazioni sono separate, è quantomeno curioso che a Torino sbarchi a titolo definitivo il capitano della Primavera giallorossa, Cherubini, in scadenza a giugno.

I giocatori che andranno via

Quello della scadenza è un tema che si ripete a Trigoria. Lo sono Mourinho, il segretario Lombardo (prossimo all'addio anche lui a fine stagione), il portiere titolare Rui Patricio, l'esterno sinistro Spinazzola, i prestiti Sanches, Kristensen, Azmoun e Lukaku, lo era Pinto. Tra l'altro che il gm avesse deciso di salutare a fine sessione, non è stata una sorpresa. Il portoghese lo confidava agli agenti e ai dirigenti con i quali si confrontava quotidianamente, incurante - avendo ormai deciso di andar via - che l'indiscrezione circolasse.

Il post Tiago Pinto

Per questo sorprende che i Friedkin, sempre molto reattivi negli switch tra il passato e il presente (Fonseca-Mourinho, Berardi-Souloukou, tanto per citare i più significativi) abbiano voluto prendere tempo per rendere noto l'erede. Tira un'aria strana nella Roma. Come se ogni parte in causa stia pensando più ai propri interessi che a quelli comuni e il tutto all'alba di una settimana cruciale per la rincorsa alla Champions (Atalanta e Milan) e il derby di coppa Italia. Lo ha fatto Pinto non aspettando la fine del mercato e annunciando subito la separazione dal club (cosa cambiava farlo il 3 febbraio?). Lo sta facendo da tempo Mourinho che continua a inviare messaggi trasversali alla proprietà che lo riguardano sempre in prima persona. Prima tirando in ballo i tifosi: «Sono il cuore del club anche se la proprietà è sovrana. Tuttavia se fai qualcosa che piace a loro alimenti la passione e l'amore».

Mourinho

Riferimento che solo i più ingenui hanno pensato fosse diretto esclusivamente al Bonucci sì-Bonucci-no e che non lo riguardasse in prima persona. L'ultimo in ordine cronologico ai Friedkin («Mi fido che non stiano parlando con nessuno, per una questione di reciprocità») è sembrato un avviso ai naviganti. Due le possibili interpretazioni: 1) So che vi state guardando in giro, sarebbe gradito esserne messo a conoscenza 2) Avevamo un patto, rispettatelo. Quale sia l'esegesi, si può cambiare progetto, rinunciare ad uno dei tecnici più vincenti della storia del calcio e/o ricominciare da capo: l'importante è essere chiari. Lo fu Viola ai tempi di Radice. Può esserlo anche Friedkin. Con Mourinho e con la piazza. L'importante è che rivoluzione non faccia rima con smobilitazione.

Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 12:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA