Roma-Feyenoord, sold-out all'Olimpico. I dubbi di formazione: ballottaggio sull'out sinistro

De Rossi, nonostante sieda in panchina da un mese (al dilà della fugace esperienza alla Spal), ha poco da imparare quando si tratta di comunicare

Giovedì 22 Febbraio 2024 di Stefano Carina
Roma-Feyenoord, sold-out all'Olimpico. I dubbi di formazione: ballottaggio sull'out sinistro

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E la città di Roma, con i suoi umori altalenanti che un giorno ti portano ad essere eletto re e quello seguente a vederti sventolare in viso il pollice verso, ancora meglio. Quindi, alla vigilia di un match dentro o fuori con il Feyenoord (con tutto quello che gli olandesi rappresentano nell'immaginario popolare, dal trionfo di Tirana al trampolino di lancio per Budapest nella passata stagione), nessuno deve spiegargli come la gara di questa sera sia un esame. Per la Roma, per la squadra ma soprattutto per lui. Perché i paragoni con il recente passato - che dopo quattro vittorie in campionato e l'ottimo pareggio di Rotterdam sembrano (finalmente) evaporati - sono sempre dietro l'angolo. E il De Rossi che «ha cambiato volto alla squadra», che «fa segnare e divertire», che ora «coinvolge tutta la rosa», che tutti vorrebbero non solo confermato anche per la prossima stagione ma addirittura con un contratto a tempo indeterminato, impiegherebbe poco a vedere naufragare la pletora di consensi dei quali ora gode. «That's football», direbbe il pragmatico signor Matic. Gira che ti rigira, alla fine conta il risultato. Per questo motivo avete già ascoltato Daniele asserire che «dei complimenti dopo una sconfitta non ci faccio nulla» e che «l'importante per me è vincere». De Rossi, nonostante sieda in panchina da un mese (al dilà della fugace esperienza alla Spal), ha poco da imparare quando si tratta di comunicare. Ieri l'ennesima dimostrazione: «È una partita decisiva, sentiamo quel brivido in più da gara che decide il nostro destino. Da giocatore ne ho fatte tante da allenatore meno, ma la preparo come ogni partita di campionato che ovviamente voglio vincere. Con il Feyenoord l'importante è superare il turno. Dybala e Lukaku? Sono contento di loro ma dovremo farcela con o senza i loro gol». Chiaro, no?

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RIENTRI FONDAMENTALI

Vicino a lui, in conferenza, c'è Cristante che non fa mancare il suo endorsement («Quella della società poteva sembrare una scelta azzardata, invece si sta rivelando la scelta giusta»), ma Daniele si sofferma su due difensori che, se recuperati al 100%, potrebbero cambiare il volto alla squadra e alla stagione: «Ndicka sta meglio, si è allenato una sola volta con noi quindi non è al cento per cento. Andrà in panchina, pronto a darci una mano se serve. Il ritorno di Smalling? A Frosinone mi interessava solo fargli rivedere il campo, può giocare sia a quattro sia a tre».
L'unico dubbio di formazione sembra legato al ballottaggio sull'out sinistro: Spinazzola è in leggero vantaggio su Angeliño. In una notte che ci si augura possa essere magica, quello che non mancherà sarà il supporto dell'Olimpico. L'onda dell'entusiasmo, riassunto nei sold-out allo stadio, non tende a placarsi. E al tecnico (ieri pomeriggio con papà Alberto al Tre Fontane per guardare la Primavera, impegnata in coppa Italia contro la Fiorentina), che di serate come queste da calciatore ne ha vissute tante, non può far che piacere: «Il record di presenze all'Olimpico non ci lascia indifferenti. Nei primi giorni dicevamo che dovevamo ricreare quell'unione e riportare tutti allo stadio e a quanto pare più di così non ne entrano. Siamo contenti, è una responsabilità in più per noi, ma anche se fossero stati meno tifosi sarebbe stato lo stesso». Perché alla fine, quello che conta è superare il turno.

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 14:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA