Fin da quando Instagram era poco più di una new entry nel panorama tech, una delle promesse non scritte dei social è stata quella di imbottigliare e custodire sul web il meglio di noi: un alter ego digitale senza sbavature, sempre al top e – grazie ai numerosi filtri che hanno man mano accompagnato l’evoluzione di quelle piattaforme - sempre più accattivante. Ma quella promessa rischia di trasformarsi in una trappola pericolosa adesso che TikTok ha rilasciato un algoritmo che decide per noi come dovremmo apparire. A meno di un mese dal lancio, il nuovo filtro di bellezza “Bold Glamour” del social cinese è già stato utilizzato più di 10 milioni di volte, mentre l’hashtag #boldglamour ha ricevuto oltre 355 milioni di visualizzazioni.
Cattura
A catturare subito i ragazzi della Gen Z è stata la precisione dell’algoritmo: a differenza dei filtri del passato, Bold Glamour non solo non va in tilt se passiamo una mano di fronte alla videocamera ma risulta molto più convincente e realistico.
A dirci come dovremmo essere è una macchina, e il problema si complica ulteriormente quando i ragazzi si accorgono che il look alla Bold Glamour è impossibile da ottenere affidandosi alla sola cosmetica. C’è chi si è dichiarato disposto a tutto, anche rivolgersi a un chirurgo plastico. Uno studio del 2019 del Centro Nazionale per le Informazioni Biotecnologiche collega l’uso dei filtri sui social a una maggiore propensione a rivolgersi alla chirurgia estetica. Ma è un terreno delicato, che passa dall’accettazione di sé in un’età complicatissima. Il rischio, dicono gli esperti, è l’isolamento. I ragazzi, assuefatti alla loro versione idealizzata dall’algoritmo, pur di non svelare al mondo il vero volto, potrebbero scegliere di rimanere ingabbiati nella app. E la chirurgia a quel punto potrebbe non bastare più. «Oggi più che mai – afferma Lazzari - serve un percorso di educazione psicologica all’interno delle scuole». Per fare prevenzione, limitare i danni e «promuovere le competenze di vita, tra le quali ormai rientrano anche i social. Questo è il mondo in cui i ragazzi sono immersi oggi, dobbiamo prepararli». E se ciò non dovesse bastare, chiosa Lazzari, allora «le istituzioni dovranno interrogarsi su come regolare al meglio l’utilizzo di questi strumenti».
Tendenze
Ma bisognerà muoversi in fretta, perché il trend è già parte integrante delle nuove generazioni. Uno studio pubblicato dal Centro universitario di Statistica per le scienze biomediche in collaborazione con l’Università San Raffaele di Milano mostra come solo il 22,9% delle ragazze intervistate sia soddisfatto del primo scatto che pubblica sui social, mentre il 49,2% edita le foto prima di pubblicarle. Nelle parole di Ivano Zoppi, segretario generale di Fondazione Carolina: «Sono dati che raccontano tutte le fragilità delle ragazze più giovani, convinte che un like o un follower in più possano alimentare la considerazione di sé e degli altri. Ancora uno scatto, ancora un filtro. Fino a non riconoscersi più».
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